Berlusconi su Renzi: «Ora i nostri voti non sono più gratis»
Ci mancava giusto Renzi. Non bastassero i problemi giudiziari, quelli politici e da ultimo quelli ortopedici (nello specifico il riacutizzarsi di una vecchia infiammazione al ginocchio che lo ha costretto ad anticipare a ieri sera il rientro da Roma ad Arcore), Silvio Berlusconi deve fare i conti pure con l'atteggiamento scarsamente collaborativo mostrato dal premier ai suoi emissari. E rispetto alle bizze della rotula, quelle dell'inquilino di Palazzo Chigi preoccupano molto di più il Cavaliere. I pensieri del quale oscillano come un pendolo tra il tribunale di Milano ed il Palazzo di Roma. Mancano solo sei giorni all'apertura dell'udienza in cui i magistrati dovranno decidere le modalità (domiciliari o servizi sociali) con cui Berlusconi dovrà scontare la pena per la condanna Mediaset. Una decisione da cui dipende moltissimo, a partire dalla definizione delle liste e della campagna elettorale per le Europee. Il timore dell'ex premier è che i giudici vogliano fare con comodo, magari prendendosi una settimana per decidere. Scenario da tregenda: il termine per depositare le liste scade il 15, e se i giudici rimandassero la decisione a dopo quella data obbligherebbero Berlusconi a chiudere al buio la delicatissima partita delle candidature. Il Cavaliere sa di non potersi aspettare clemenza dalle arcinemiche toghe milanesi, e sa quanto limitato sia ormai il raggio d'azione della politica. Anche la notizia che Giorgio Napolitano, all'indomani dell'incontro con Berlusconi, ha ricevuto il Guardasigilli Andrea Orlando più di qualche suggestione in un quartier generale sul disilluso spinto non ha alimentato. Il nervosismo giudiziario del Cavaliere, come spesso accade, impiega poco a tracimare sul versante politico. E a farne le spese è l'intesa col governo sulle riforme. Un banco che non va fatto saltare ma dove bisogna iniziare a fare la faccia feroce e contrattare su tutto: «Dobbiamo smettere di essere la ruota di scorta di Renzi». Nel ragionamento di Berlusconi, l'atteggiamento troppo remissivo di Forza Italia non sta pagando: il merito delle riforme (ed i punti nei sondaggi da esso dipendenti) se li prende il Pd, Grillo ingrassa bestemmiando l'inciucio e Forza Italia resta presa nel mezzo, né carne di lotta né pesce di governo. Per questo, l'ex premier ha deciso di inaugurare la fase dell'opposizione ancora responsabile ma dura e barricadera. Operazione il cui grido di battaglia è «da adesso i nostri voti non saranno più gratis». Nel concreto, significa che Forza Italia dirà la propria su tutto. Dalla riforma del Senato (ai berlusconiani non vanno giù i 21 senatori di nomina quirinalizia e la non elettività dell'assemblea) alla legge elettorale (il cui slittamento a dopo l'approvazione di quella del Senato costituisce vulnus del patto del Nazareno) passando per i provvedimenti su fisco ed economia. Il momento dell'opposizione morbida e che fa gli sconti è giunto al termine. di Marco Gorra