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Facci: "De Magistris non era solo, vi racconto chi erano i suoi complici"

Matteo Legnani
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Immaginate che cosa ci avrebbe costruito lui, De Magistris, abituato com'era a intravedere cosmogonie attorno a delle semplici parentele: parliamo di quando, nel tardo aprile 2009, lui - che mediaticamente era stato inventato da Michele Santoro - fu prosciolto da una cognata di Michele Santoro, a Salerno. Immaginate la connection che ci avrebbe costruito: considerando che un suo cognato (di De Magistris) era pm a Catanzaro e che una zia di sua moglie (moglie di De Magistris) lavorava a Il quotidiano, giornale schieratissimo a suo favore. Prosciolto da quale accusa, comunque? Questa: concorso in diffusione di notizie coperte da segreto. Prosciolto. Anche se, per sapere che c'era stato un passaggio di notizie dalle inchieste di De Magistris direttamente ai giornalisti (Carlo Vulpio del Corriere incontrò De Magistris persino ad Eurodisney) bastava leggere gli stessi giornali, o, meglio, le intercettazioni del caso. De Magistris, nell'agenda del suo cellulare, aveva memorizzati i numeri di Marco Lillo dell'Espresso, Sandro Ruotolo di Annozero, Carlo Vulpio del Corriere (una telenovela, la loro) e poi di Federica Sciarelli di Raitre (la incontrò in un albergo) e Antonio Massari della Stampa (che gli dedicò anche un libro) e Peter Gomez de l'Espresso (con cui cenò alla presenza di Gioacchino Genchi) e ancora Stefania Papaleo del Quotidiano: e molti altri ancora. Due giornaliste andarono a casa sua, di De Magistris, a serata inoltrata; e una delle due preparò addirittura una rassegna stampa estiva personalizzata per il magistrato. Ma andava tutto bene, non c'era stata violazione di niente. Lo decise la cognata di Santoro. E poi queste sono sciocchezze, dài, le fonti sono le fonti. L'erezione del personaggio De Magistris in realtà risale all'autunno 2007, precisamente ad Annozero del 4 ottobre: il pm divenne la punta di diamante di una campagna che cercava un punto debole del governo (Prodi) e lo trovò nel Guardasigilli Clemente Mastella, già cucinato anche a Ballarò del 25 settembre: Romano Prodi dovette affrettarsi a solidarizzare col suo Guardasigilli. De Magistris preferì esternare in televisione prima ancora che al Csm, e la richiesta della «società civile» fu di togliere dalle mani di Mastella il ruolo di titolare dell'azione disciplinare contro De Magistris. Il quale pronunciò anche due frasi che davano l'idea, già allora, di quanto valesse la sua parola: 1) «Non querelo i giornalisti... anche quando mi hanno detto le peggio cose, io non ho querelato. Devi saper accettare una dialettica molto aspra e molto dura». Nota: ha fatto milioni di querele, e, quando le hanno fatte a lui, si è scudato con l'immunità europarlamentare; 2) «Sono contrario ai magistrati che vanno in televisione» disse in televisione, coi capelli impiastricciati di gel. Il rapporto con Marco Travaglio fu sicuramente di vicinanza. Non a caso, Di Pietro aveva già cercato di arruolare sia Travaglio sia De Magistris nelle proprie liste: ma il primo aveva rifiutato, il secondo non era benvoluto da Walter Veltroni. De Magistris però già impazziva per la stampa, tutta: nell'autunno 2007 fece aspettare in sala d'aspetto gli ispettori ministeriali perché era impegnato con un'intervista televisiva a Michele Cucuzza. A metà novembre accettò l'invito di Grillo e Travaglio a partecipare a un «dibattito pubblico» a Strasburgo sull'uso dei finanziamenti europei. «Abbiamo fatto un viaggio in macchina incredibile, io Beppe e Travaglio abbiamo percorso il tragitto in sei ore». Quando il magistrato si candidò per l'Italia dei Valori, due anni dopo, Travaglio ne difese la scelta: «È inopportuno che si candidino magistrati e giornalisti, arbitri della politica... De Magistris comunque fa eccezione: come Michele Santoro, si candida al Parlamento europeo perché gli è stato impedito di fare il suo lavoro». Tra l'altro era pure indagato, De Magistris: ma era solo «un un atto dovuto», giustificò Travaglio. A un certo punto, però, ci fu una rottura tra De Magistris e Carlo Vulpio, cronista del Corriere e autore di vari scoop sulle inchieste del magistrato: durante un incontro a Ferrara, presente anche De Magistris, Vulpio se la prese con Santoro e il magistrato insorse così, secondo il racconto di Vulpio medesimo: «Poi Di Pietro e Grillo e Travaglio rompono le palle a me, per le cose che dici tu». De Magistris mandò anche un sms a Travaglio: «Vulpio sta attaccando Santoro, ma io mi sono dissociato». Ma comprendere il rapporto di De Magistris con la stampa significa anche comprendere che la stampa italiana, quando occhieggia a un personaggio, è pure disposta a passare per scema. Quando si si seppe che la notizia dell'iscrizione di De Magistris nel registro degli indagati stava per uscire, la mattina del 17 marzo 2009, Di Pietro e De Magistris convocarono una rapida conferenza stampa di presentazione del neocapolista: anche se al voto europeo mancavano ancora due mesi e mezzo. L'agenzia di stampa con la notizia che De Magistris era indagato, puntuale, giunse poche ore dopo: così De Magistris potè invertire causa ed effetto. «La notizia esce proprio il giorno in cui viene presentata la mia candidatura, ma io non mi faccio condizionare». Meraviglioso. E la stampa non eccepì. Di Pietro aveva anche detto che non avrebbe candidato inquisiti: ma pace. A proposito del rapporto di De Magistris con la stampa nazionale, infine, tocca riportare un episodio personale. Nel tardo inverno 2009, quando la stellina politica del magistrato era ormai lucente, cercai di capirci qualcosa di più: chi accidenti era, questo De Magistris? Che aveva fatto, in definitiva? Passavano gli anni, ma su di lui - parlo di inchieste, approfondimenti, libri - non era mai stato pubblicato niente di serio. Così partii per la Calabria e ci rimasi per tre giorni. Bene: raccogliere materiale inedito sul magistrato Luigi De Magistris, in assoluto, fu l'impresa più semplice e di tutta la mia carriera. Avvocati, politici, cittadini, soprattutto magistrati: fui letteralmente inseguito e caricato di materiali che in altre circostanze avrebbero richiesto, non esagero, mesi o anni di ricerca. Mi sembrò semplicemente pazzesco che nessuno, a parte la gloriosa stampa locale, se ne fosse mai occupato prima: era materiale incredibile e parlava di un tizio che era sulle prime pagine tutti i giorni. E non era importante, a quel punto, se le varie fonti ce l'avessero tutti con De Magistris o no: le carte erano carte, le inchieste erano le sue, gli esiti pure. Rivolgermi a dei simpatizzanti, del resto, sarebbe stato impossibile: da quelle parti non ne risultavano. Mentre in una cittadina della Basilicata come Policoro, viceversa, poteva capitare d'imbattersi in una «Associazione vittime di De Magistris» con migliaia di iscritti, ripeto: migliaia. Bene: sulla stampa nazionale non si era mai letta una riga. E neanche su internet c'era nulla. La gente non legge più le inchieste, è vero: soprattutto se nessuno le scrive. di Filippo Facci

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