Legge di Stabilità, Matteo Renzi si rimangia il bonus di 80 euro alle neo-mamme
Ma il famoso bonus bebè lo intascheranno tutte le mamme (con un reddito lordo di 90mila euro)? Oppure sarà un regalino riservato solo alle puerpere con un Isee (personale? familiare?), pari a 30mila euro? Mistero. Tra le promesse in diretta Tv, e la fredda realtà dei numeri, ci sono di mezzo i tecnici del Tesoro e gli esperti di statistica attuariale. Che ieri si sono scervellati fino a notte fonda per far combaciare le promesse del presidente del Consiglio (80 euro al mese a bebè dal gennaio 2015 al dicembre 2017), con la scarsa disponibilità finanziaria dell'esecutivo. L'unica certezza, al momento, è che nella Bozza della legge di Stabilità (che forse oggi verrà presentata in pompa magna al Quirinale), alla voce “famiglie” ci sono 500 milioni. Il problema è che 80 euro al mese per il circa mezzo milione di nuovi nati all'anno, fa sì 500 milioni, ma bisogna proiettare il costo sul triennio. Insomma, al nuovo nato nel 2015 si sommerà il nuovo nato del 2016 e quello del 2017. Gira che ti rigira servirà almeno 1 miliardo e mezzo per garantire uguale trattamento a tutte le neo mamme nei prossimi 36 mesi. In serata, a metterci la faccia, è il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin che assicura: «Mi hanno appena chiamato dal Mef (ministero Economia e finanze, ndr). Gli 80 euro al mese sono per tre anni per chi ha uno o due figli e un reddito sotto i 90mila euro. Sopra i 90mila euro solo dal terzo figlio», ha spiegato il il ministro della Salute. Resta il mistero sulla copertura dopo il 2015. E la discrezionalità sul'elargizione, che esclude i bambini con 3 anni e un giorno (non meno costosi per una famiglia). L'altra incognità è sull'effettivo vantaggio nel taglio dell'Irap che grava sulle aziende. Le regioni, sofferenti per i tagli, hanno scoperto che la riduzione dell'imposta sulle attività produttive provocherà un mancato gettito di circa 400 milioni. Ma non basta. Infatti leggendo bene il testo (sempre della sola bozza di legge), il taglio Irap che permette la deducibilità del costo del lavoro vale sì, così come annunciato da Renzi, 5 miliardi quest'anno e 6,5 a regime. Ma a far bene di conto la nuova norma (quella per il 2015), cancella il taglio del 10% (valore 2 miliardi), precedente decurtazione gettata alle imprese con il dl Irpef dell'aprile scorso. Renzi avrebbe quindi fatto un raffronto tra il 2013 (quando l'Irap era al'3,9%), e non con la riduzione della primavera scorsa (dal 3,9 al 3,5%). E poi lo sconto non varrebbe per le imprese in difficoltà e con tanti contratti a termine. Forse non sarà proprio il Bengodi dei tagli come festeggiato nell'immediato da Confindustria. Quanto alle regioni ieri hanno scoperto che Palazzo Chigi gli ha (avrebbe) rifilato un altro “taglietto”. A far di conto è stato il coordinatore degli assessori al Bilancio, Massimo Garavaglia (Lombardia), che ha messo in colonna i “risparmi” chiesti alle Regioni: oltre ai 5,8 miliardi (tra Salva-Italia, dl Irpef e legge di Stabilità 2015), infatti le Regioni dal prossimo anno dovranno far fronte anche a un calo del gettito di circa 450 milioni per effetto proprio del taglio dell'Irap. Certo si tratta di una stima, ma considerando i 4 miliardi di tagli imposti ai governatori, un altro 10%. Se ne discuterà probabilmente il 27 tra Conferenza delle Regioni e governo.. Di imposta in imposta, dall'Irap all'Iva, salta fuori che potrebbe scattare una clausola di salvaguardia per chi oggi ha una partita Iva e volesse aderire al nuovo regime dei minimi (flat tax al 15%): se le regole attuali fossero più vantaggiose di quelle che scatteranno nel 2015, il contribuente potrà scegliere di restare nel vecchio sistema (tassazione a forfait del 5%). Quanto al parere di Bruxelles sulla legge (che arriverà ufficialmente il 30 ottobre con l'eventuale richiesta di correzioni), “fonti” della commissione assicurano che il presidente (uscente) Ue Josè Manuel Barroso avrebbe chiesto all'Italia di portare il deficit strutturale 2015 allo 0,5% contro lo 0,1% ipotizzato dal governo italiano. Portare a Bruxelles solo lo 0,1% vuol dire poter contare su 11 miliardi di maggiore disponibilità. Il contenimento di 0,4 punti comporterebbe circa 6 miliardi di buco. Ben 3,4 miliardi di “riserva” ci sono (non a caso), ma gli altri dove li troviamo? di Antonio Castro