Ministro degli Esteri, il colloquio tra Napolitano e Renzi
Se non era stato facile ottenere la nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc, pare non lo sia nemmeno trovare il nome di un successore alla Farnesina, ora che lei si prepara a lasciare Roma e planare a Bruxelles. Ieri il ministro degli esteri ha iniziato la fase degli abbandoni. Ha preso la parola alla Camera dei Deputati, dove ha seduto per un paio di legislature, e ha pronunciato il suo arrivederci. La successione - Consumati gli addii, la cronaca della politica ha ripreso il sopravvento, con al primo punto in agenda proprio il nome del prossimo capo della diplomazia italiana. Chi entrerà in Parlamento al posto di Mogherini è noto da tempo, anche perchè è materia regolata da norme ben fisse: Marco Bergonzi. Ben diverso il discorso sulla nomina governativa. I nomi più gettonati degli ultimi giorni erano Sereni, Pistelli, Quartapelle e Belloni. Tre donne ed un uomo, con Renzi che pare sia intenzionato a sostituire un esponente femminile dell'esecutivo con un altro elemento femminile. Ma non è detto, o almeno non si conosce chi delle tre restanti candidate sarà la prescelta, perchè alla fine l'ora e mezza di colloquio tra premier e Presidente della Repubblica (i due si sono visti al Quirinale in tarda mattinata) nessun nome è stato fatto. È filtrata, semmai, una nota ufficiosa del Colle. Tra i due, viene dato sapere, "c'è stato un primo scambio di opinioni sulla nomina del prossimo Ministro degli Esteri". Formula talmente distaccata da sembrare algida, e che induce gli osservatori all'immancabile dissezionamento dei particolari e delle virgole. E' spuntato - come scrive Il Messaggero - anche il nome di Marta Dassù, viceministro del governo Letta. Il confronto - Innanzitutto, sono da notare un aggettivo, "primo" ed un'espressione, "scambio di opinioni". Quel primo lascia intendere a sua volta due cose, vale a dire che il percorso non è affatto concluso, e che altri faccia a faccia seguiranno. Quanto allo scambio di opinioni, pare di intendere che un'opinione univoca non sia emersa, e quindi divergenze - più o meno profonde - permangono. Certo è che non si è avuto quello che in linguaggio diplomatico viene definito un quick fix, una mossa rapida per aggiustare una faccenda senza troppi scrolloni. Se non era detto che l'annuncio dovesse arrivare per forza oggi - e su questo punto si insiste, nelle stanze più alte della Repubblica - è altrettanto innegabile che in tempi caratterizzati dalla velocità dei singoli decisionismi, anche tre ore di ritardo sanno di battuta d'arresto. È molto interessante anche la seconda parte della nota del Quirinale. "Il colloquio - si fa sapere - è servito ad un giro di orizzonte sui temi dell'agenda del governo e dell'attività politico-parlamentare. Tra questi ultimi, la legge elettorale e il completamento della composizione di Corte Costituzionale e Consiglio Superiore della Magistratura". Come dire: non di sola Farnesina ci si è occupati. La legge elettorale, innanzitutto. È tornata al centro del dibattito politico dopo essere rimasta in sonno qualche mese. Napolitano si è fatto relazionare e ha ascoltato con attenzione. Stesso atteggiamento per quel che riguarda l'elezione dei membri mancanti della Consulta e di Palazzo dei Marescialli. Punto dolente, che infastidisce non poco il Capo dello Stato. Il quale già altre volte - senza entrare nel merito - ha sollecitato soluzioni rapide, meglio se ottenute con il normale dibattito politico e parlamentare. Insomma, senza andar per forza a cercare le soluzioni di forza"