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Giorgio Napolitano "lascia a dicembre". Quirinale, la partita tra Renzi, Berlusconi e Grillo

Giulio Bucchi
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Il presidente Giorgio Napolitano lascerà molto probabilmente a fine dicembre, magari con l'annuncio in diretta tv per il discorso della sera di Capodanno. Poi, per l'addio ufficiale, bisognerà attendere qualche settimana, magari febbraio, quando scatteranno i 15 giorni canonici per la convocazione delle Camere. Dopo le voci esplose sabato su Repubblica (a firma di Stefano Folli, storicamente vicino al Colle) e sul Fatto quotidiano, arriva la conferma quasi "istituzionale" del quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda, che lancia anche un'ipotesi sui tempi. "Né conferme né smentite": la nota ufficiale del Quirinale   Fine del secondo settennato - E su Repubblica un amico personale di Re Giorgio, Emanuele Macaluso, aggiunge: "La questione è chiusa, Napolitano ha detto sempre che avrebbe chiuso non concludendo il suo settennato ma avviando un percorso politico nuovo. Percorso impostato". D'altronde, che Napolitano volesse lasciare a inizio 2015 era cosa nota. Era stato lo stesso presidente della Repubblica a lanciare segnali da qualche mese e come ha sottolineato Macaluso il suo secondo settennato (irrituale) era già nato come mandato a termine. "Non ce la faccio più", sarebbe la confidenza fatta da Napolitano ai collaboratori più vicini, magari anche per pressione della moglie Clio cui il capo dello Stato quasi 90enne nel 2013 aveva promesso di ritirarsi a vita privata. Il problema, ora, è la reazione dei principali attori politici. Perché a qualcuno l'uscita di scena del Grande Garante converrebbe, a qualcun'altro no. Ma a seconda di come si metteranno le cose, la situazione potrebbe ribaltarsi. Tra Italicum e nuovo presidente - "Un ricatto", l'ha definito Beppe Grillo. Matteo Renzi e il Pd "Napolitano è una garanzia", mentre Giovanni Toti per Forza Italia il suo addio sarebbe "prematuro". Renato Brunetta aggiunge un particolare significativo: l'addio del presidente sarebbe la fine anticipata della legislatura. E qui si gioca tutto, perché le trattative sull'Italicum tra Renzi e Berlusconi si lega la questione dell'erede di Napolitano e l'eterno dubbio sul doppio forno del premier: mollare Berlusconi e allearsi con Grillo, anche in vista di una possibile candidatura condivisa per il Colle? Da più parti si sottolinea come la volontà di Napolitano, al di là delle dimissioni, sia quella di non sciogliere le camere ma è logico che una volta trovato un nome comune per il Quirinale, Renzi e Grillo potrebbero non opporsi e anzi favorire il ritorno alle urne. Altro punto importante: sicuramente Napolitano non lascerà prima che sulla nuova legge elettorale non sia stato trovato un accordo definitivo, possibilmente già con il voto di approvazione al Senato. E visto che i tempi di Re Giorgio non saranno infiniti, anche questo è un pungolo piuttosto scomodo per Berlusconi, pressato non solo dalla fretta di Renzi, ma anche dalla scelta del Capo dello Stato.

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