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Matteo Salvini, il suo cerchio magico: chi sono i fedelissimi del leader leghista

Matteo Legnani
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Vola nei sondaggi, la Lega di Matteo Salvini. Grazie all'"altro Matteo", il Carroccio è tornato al pari, se non sopra, i livelli di consenso dell'era di Bossi. Ma se il segratrio padano spopola tra gli elettori di centrodestra, non solo tradizionalmente leghisti, all'interno del partito il suo consenso non è altrettanto indiscusso. E non solo per la "rivalità" col sindaco di Verona Flavio Tosi. Il "guaio" di Salvini (che è poi uno dei pregi che con ogni probabilità gli elettori gli riconoscono) è che non è mai stato un uomo di Palazzo. Negli anni passati è stato sì eletto un paio di volte alla Camera, ma dopo breve tempo ha sempre mollato la poltrona, preferendo a Roma gli impegni a Strasburgo da deputato europeo e a Milano prima come capogruppo in Consiglio comunale, poi come segretario cittadino. Così, quello di Salvini nei Palazzi che contano per un suo futuro da leader del centrodestra, è più un "cerchietto" che un "cerchio magico". Secondo quanto scrive oggi Il Fatto quotidiano, i fedelissimi, tanto alla Camera quanto al Senato, si contano in tutto sulle dita di due mani. A Montecitorio ci sono Gian Marco Centinaio, che ha preso il posto di Giancarlo Giorgetti come capogruppo, e poi Paolo Grimoldi e Stefano Borghesi che arrivano entrambi da quel Movimento dei Giovani padani del quale Salvini è stato segretario per ben un decennio. Al Senato, oltre al capogruppo Massimiliano Fedriga, la minipattuglia di fedelissimi conta i nomi di Raffaele Volpi, Jonny Crosio e Sergio Divina. Stop. Sul territorio il consenso è limitato soprattutto in quel Veneto che non ha mai diogerito fino in fondo l'annessione della Liga Veneta alla Lega compita da Bossi nel 1989 e che oggi il regno indiscusso di Falvio Tosi. E' di pochi giorni fa la rivendicazione compiuta dal sindaco di Verona circa un suo "diritto" a correre per la leadership del centrodestra in caso di primarie. E Il Fatto riporta le parole di un fedelissimo del governatore Luca Zaia, per il quale "il problema sarà tenerlo lontano da qui in vista delle regionali". In Lombardia, ovviamente, le cose vanno meglio. Ma gira voce che il governatore Roberto Maroni non abbia ben digerito la decisione di Salvini di non costituirsi parte civile nel processo contro l'ex tesoriere Francesco Belsito e il licenziamento dei 71 dipendenti di via Bellerio. Al Pirellone, la pattuglia dei salviniani è capitanata dal vicepresidente del Consiglio regionale Marco Cecchetti.

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