Debora Serracchiani, la maestrina renziana dà i voti: i buoni e i cattivi del Pd
Nel day-after dell'assemblea Pd, ultimo psicodramma democratico, parla Debora Serracchiani. Dopo gli schiaffi del premier alla vecchia guardia ("Con l'Ulivo si sono persi vent'anni") e dopo la crisi di nervi del dissidente Stefano Fassina, che ha sbraitato dal palco puntando il dito contro il premier in una riedizione sinistrorsa del mitologico e finiano "che fai, mi cacci?", la vicesegretaria del Pd convertita al renzismo, intervistata da Repubblica, traccia una linea col gesso su una ipotetica lavagna nera: da un lato i buoni, dall'altro i cattivi. Una serie di giudizi tranchant, quelli della Serracchiani, che fa nomi e cognomi e dice la sua, una "sua" piuttosto gradita al premier. Sale sulla ferita - Si parte dal primo imputato, quel Fassina che dal palco dell'assemblea capitolina ha sbraitato, e lo ha fatto davvero. Serracchiani rigira il coltello nella piaga (di Fassina): "Mi è parso abbia espresso soprattutto una sofferenza personale", spiega sorniona. Poi rincara: "Mi sembra isolato anche rispetto alle gran parte della minoranza dem". Fassina, dunque, finisce inequivocabilmente tra i cattivi. Mentre Cuperlo e Speranza, altri due che storcono il naso per l'operato del premier, restano in una sorta di limbo, insomma vengono "quasi-salvati" da miss Debora: "Avevano espresso con chiarezza il loro dissenso nelle settimane scorse sulle riforma", spiega solenne Serracchiani, ma ora le loro posizioni "sono state più in linea con la richiesta di Renzi di creare le condizioni perché tutto il Pd si impegni in un piano di riforme così importante". Alè Renzi alè - Dopo i buoni, i meno buoni e i cattivi, la Serracchiani trova tempo e modo per elogiare il più buono di tutti: il premier Renzi. "Matteo - dice - ha citato il premier giapponese per dire che al contrario lui non ci vuole assolutamente andare" al voto anticipato. Farò il segretario del Pd fino al 2017 e il premier fino al 2018 perché non si sente la necessità né di nuove elezioni né, come qualcuno vorrebbe, di un altro presidente del Consiglio". Infine, sul Patto del Nazareno: "Abbiamo trovato un equilibrio, le risposte già ci sono anche con il compromesso sui capilista bloccati. Poi l'aula del Parlamento - conclude - è sovrana".