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Il Pd in pressing su Renzi: Fassino al Colle

Lucia Esposito
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Si tratta eccome, ben lontani dai riflettori. Dalle parti di Palazzo Chigi confidano che le dimissioni di Giorgio Napolitano arrivino in poco più di quindici giorni, di lunedì, di modo da consentire ai presidenti di Camera e Senato di convocare il Parlamento in seduta comune nella stessa settimana. Il tredici gennaio, infatti, si concluderà il semestre di presidenza italiana in Europa e nei giorni successivi verrà in Italia Angela Merkel. Il principale motivo di stress per il premier, che è anche segretario del Pd, è la tenuta dei suoi gruppi parlamentari. Per evitare di «fare la fine di Pierluigi Bersani» (il copyright è di Silvio Berlusconi, che l'ha avvisato più volte), Matteo Renzi vuole restringere la rosa dei quirinabili a un gruppo di piddini doc e condividere la scelta con i suoi parlamentari. È per questa ragione che li incontrerà - con la scusa di discutere di legge elettorale - già mercoledì sera, il 7 gennaio. «Sarà coinvolto il gruppo Pd, l'elezione del nuovo Capo dello Stato non sarà l'occasione per regolare i conti nel partito», aveva detto, in una intervista a La Stampa, il vicesegretario piddino, Lorenzo Guerini. «Così come non possono essere imposti a noi dei nomi da altre forze, non possiamo imporre noi le nostre eventuali preferenze», aveva aggiunto. Per garantirsi l'appoggio di quel pezzo di apparato ex diessino che non lo ha sostenuto alle primarie e continua ad essere molto freddo con lui, il premier si è fatto raccogliere un elenco di personalità alle quali pure i parlamentari più riottosi avrebbero difficoltà a dire no. Il nome più semplice da spendere resta quello di Piero Fassino. L'ex segretario dei Ds, che è stato anche Guardasigilli, è attualmente sindaco di Torino e, in linea di principio, potrebbe andare bene anche a Forza Italia. Certo il premier preferirebbe una donna e, per questa ragione, resta nel “toto-Quirinale” anche Anna Finocchiaro, pure lei ex Pci e poi Ds. Donna e con maggiori chance di conquistarsi sul campo (parlamentare) il consenso di tutto il centrodestra è Maria Pia Garavaglia. Ex ministro della Sanità con Carlo Azeglio Ciampi, ex commissario della Croce Rossa italiana, poi senatrice Pd e, soprattutto, vicesindaco di Roma fortemente voluto da Walter Veltroni, fa però breccia soprattutto tra i cattolici del Pd, meno sull'apparato. Quest'ultima, però, può contare su un rapporto cordiale con Gianni Letta, ambasciatore del Cavaliere e titolare del dossier-Capo dello Stato. Garavaglia, che non siede più in Parlamento, potrebbe attirare anche i 50 voti della pattuglia centristra composta da Scelta Civica e dagli eletti vicini a Bruno Tabacci e Lorenzo Dellai, quantificata ieri dal sottosegretario Enrico Zanetti. Più difficile che Silvio Berlusconi si arrenda a sostenere il presidente del Senato, Pietro Grasso, che fu sostenuto dai grillini a inizio legislatura. L'ex magistrato potrà comunque provare l'ebbrezza: sarà lui a “subentrare” al Capo dello Stato, assumendone tutte le funzioni, nei giorni che intercorreranno tra le dimissioni di Napolitano e l'elezione del successore. Sullo sfondo restano le figure di Romano Prodi e, soprattutto, di Pier Carlo Padoan. Il ministro dell'Economia ha dalla sua uno standing internazionale che gli discende dal suo lavoro all'Osce e ottimi rapporti con Giuliano Amato e Massimo D'Alema, per i quali ha lavorato alla Fondazione Italianieuropei. Tra i nomi anticipati al leader di Fi già prima di Natale ci sono anche quelli di due ex dc, cioè l'ex ministro della Difesa Sergio Mattarella e l'ex segretario Ppi, Pierluigi Castagnetti. Il Capo dello Stato uscente preferirebbe una figura nota nel mondo e, in ogni caso, concorrerà alla scelta anche col suo voto. Napolitano, infatti, sarà convocato in quanto senatore a vita. Il totale degli elettori del prossimo presidente è di 1009: 945 parlamentari, 58 delegati delle Regioni. Paolo Emilio Russo

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