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Carlo De Benedetti "licenzia" Ezio Mauro: lo sperticato elogio di Matteo Renzi alla festa di Repubblica

Andrea Tempestini
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Si apre la rassegna La Repubblica delle Idee. A Genova va in scena il consueto pensatoio radical-chic col brand del quotidiano di Ezio Mauro. Si apre la rassegna, e si apre col botto: Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Espresso, "licenzia" proprio Ezio Mauro. Licenziamento metaforico, sia chiaro, ma dalle conseguenze esplosive. Già, perché l'editore di Repubblica, a margine dell'apertura della kermesse sinistra, si è sbottonato sul governo Renzi. Ed è stato un diluvio di complimenti: "Abbiamo tanta strada da fare e il fatto che ci sia un giovane a capo del Governo e a capo del Pd - spiega l'Ing - è una cosa che non può che essere vista positivamente da tutti, da quelli che credono nel Pd e anche da quelli che non ci credono". E se ancora il messaggio non fosse sufficientemente chiaro, CdB rincara gettando la maschera (ma quale maschera, poi): "Ho votato Pd, ma non ho mai preso la tessera di nessun partito. Il Pd di oggi è molto diverso da quello di allora dal punto di vista di chi lo rappresenta, ma i tempi sono cambiati e c'è stata anche una crisi di sette anni. Il Pd di oggi - ha concluso con toni trionfalistici - è un partito più adatto ai tempi che abbiamo, meno ideologici, in cui dobbiamo recuperare tanti ritardi che abbiamo accumulato nell'organizzarci come Paese". Un elogio sperticato di Renzi e del renzismo, dunque, quello dell'editore. Sconfessato - Ma, si diceva, del "licenziamento". Che s'intende? S'intende che le parole dell'Ingegnere hanno un suono profondamente diverso rispetto a quelle del direttore del suo giornale, Mauro, che il 2 giugno, all'indomani del traballante risultato di Renzi alla elezioni Regionali, vergava su Repubblica un commento assai critico sul premier. Un commento quasi "scalfariano", che da par suo, domenica dopo domenica, lenzuolata dopo lenzuolata, bastona senza soluzione di continuità sull'Uomo da Rignano sull'Arno. Scriveva Mauro, tranchant: "C'è stata una sconfitta politica per il Pd di Matteo Renzi". Dunque il monito a tinte fosche (per Palazzo Chigi): "A un anno dal trionfo renziano alle Europee, oggi il secondo e il terzo partito italiano sono forze anti euro e anti sistema stabilmente insediate nell'elettorato e nel meccanismo istituzionale che contestano. Quelle elezioni europee del 40 per cento sembrano molto lontane - scriveva penna rossa -. Il deperimento nei numeri e nelle percentuali del Pd lo rende oggi un vincitore barcollante e incerto, con le cifre di un'astensione selvaggia che evidenziano la crepa aperta tra il Pd, Renzi e la pubblica opinione". Un parere ben diverso, quello del direttor Mauro, rispetto a quello del suo editore. Curioso il fatto che l'Ing abbia scelto di sconfessare il suo direttore proprio alla "grande festa" di Repubblica. Molto curioso.

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