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Lega, Claudio Cerasa boccia Matteo Salvini leader del centrodestra: "Serve un modello di governo come Luca Zaia"

Giovanni Ruggiero
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Il vincitore delle ultime elezioni regionali doveva indicare naturalmente il prossimo leader del centrodestra, il vero oppositore di Matteo Renzi, l'unico in grado di poterlo sfidare non solo sul piano della comunicazione, ma anche elettorale e politico. Il problema rimane però sullo stabilire chi davvero ha vinto le consultazioni del 31 maggio. Buona parte degli analisti ha letto i flussi dei voti come una vittoria di Matteo Salvini che avrebbe portato il forzista Giovanni Toti alla vittoria in Liguria, Luca Zaia a confermarsi in Veneto e il Carroccio in doppia cifra nella rossissima Toscana. Il centrodestra è riuscito nell'impresa di evitare il cappotto contro il Pd, tornando ad essere coalizione e soggetto credibile come alternativa alla maggioranza renziana. Non è proprio così per il direttore del Foglio Claudio Cerasa che nell'ultimo editoriale chiarisce come il risultato alle Regionali non può essere letto come "un buon risultato per il centrodestra, ma più che altro come un discreto risultato della Lega: che non ha allargato la platea dei suoi elettori (...), ma ha semplicemente nstrappato con gli artigli un bel po' di elettori di Forza Italia". I modelli - Sono emersi due stili leghisti e proiettati anche due stili di possibili leader dalle Regionali. Da una parte quello di Matteo Salvini, una leadership "carismatico-primitiva". Una Lega: "anti-euro e a trazione megafono, che considera la Merkel il male assoluto e si sente più vicina a Podemos e Tsipras che alla destra repubblicana". Dall'altra il modello di Luca Zaia, che ha vinto secondo Cerasa proprio perché non si è ispirato allo stile del segretario del Carroccio. Un modo di presentare il partito leghista: "capace di di interagire con i suoi alleati naturali". Secondo Cerasa: "Salvini potrà continuare a muoversi ancora a lungo come il grande federatorte dei talk show, ma sa perfettamente - continua Cerasa - che anche la Lega ha bisogno di una magia di Berlusconi per diventare un prodotto accattivanete non solo per gli studi di Floris e Ballarò".

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