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L'Italia sta a guardare ma il mondo è in guerra. Renzi: "Vi spiego perché non bombardiamo"

Giovanni Ruggiero
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I principali Paesi europei hanno deciso di impegnare il proprio esercito nella lotta al terrorismo, dedicando mezzi e uomini direttamente negli scenari di guerra dalla Siria alla Libia. Lo ha deciso il parlamento inglese, preceduto dai tedeschi, e primi fra tutti i francesi. Più o meno indecifrabile invece la posizione dell'Italia, che però secondo Matteo Renzi al Corriere della sera, ha una: "Posizione chiara e solida". Secondo il premier a volere i bombardamenti sono solo i commentatori tv, non nasconde di temere "il moltiplicarsi di reazioni spot" una volta dato il via all'impegno militare italiano e agita lo spauracchio della guerra in Libia del 2011. Di fatto però l'Italia sembra ferma e rischia di rimanere ai margini rispetto agli alleati Nato: "Se protagonismo significa giocare a rincorrere i bombardamenti altrui - dice Renzi - le dico: no grazie. Abbiamo già dato". Rispetto al 2011, il premier sostiene che è necessaria una "strategia diversa" e rassicura sull'impegno italiano: "Siamo ovunque. Guidiamo la missione in Libano, siamo in Afghanistan, in Kosovo, in Somalia, in Iraq. Il consigliere militare di Ban Ki- moon per la Libia è il generale Serra, uno dei nostri uomini migliori. Abbiamo più truppe all'estero di tutti gli altri, dopo gli americani e come i francesi. I tedeschi hanno deciso di aumentare i loro contingenti dopo Parigi, ma ancora non arrivano al nostro livello di impegno. E ciò che loro hanno deciso nel dicembre 2015, noi facciamo dal settembre 2014. Sono fiero e orgoglioso dei nostri militari. Ma proprio perché ne stimo la professionalità dico che la guerra è una cosa drammaticamente seria: te la puoi permettere se hai chiaro il dopo".

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