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Verdini ministro. Faccia a faccia al Quirinale: perché a Mattarella piace Denis

Giovanni Ruggiero
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Sono le sei di sera quando Denis Verdini varca la soglia del Quirinale. Per carità, non è la prima volta che succede. Ripetutamente, in passato, il Richelieu di Fivizzano aveva fatto visita sul colle più alto, sempre in veste di accompagnatore di Silvio Berlusconi. Ma adesso Verdini balla da solo. Ha mollato il Cavaliere al suo destino e ha fondato l' Alleanza Nazionalpopolare e Autonomie, una associazione politica che ha l' ambizione di diventare partito. E proprio in qualità di leader di questa componente, alla quale si aggrappa il governo per non soccombere a Palazzo Madama, Verdini ha chiesto udienza ed è stato ricevuto da Sergio Mattarella. Ala ha 19 senatori. Altri ne arriveranno, giurano loro. Erano partiti in undici. Dodici contando l' ex coordinatore di Forza Italia. La scissione dei verdiniani - l' ennesima di una lunga serie di addii (Fini, Alfano, Fitto...) - è avvenuta in estate, ma ha avuto una gestazione piuttosto lunga. Tutto era nato proprio con l' elezione di Mattarella al Quirinale. Quando, fallita la trattativa con Renzi sui nomi di Pier Ferdinando Casini e di Giuliano Amato, Verdini consigliò a Berlusconi di fare «buon viso» e di mettere il cappello sulla opzione renziana, visto che Matteo sembrava irremovibile: «Mattarella è una buona soluzione di compromesso». Come è andata a finire si sa: il Cavaliere diede retta ai suoi nuovi consiglieri e ruppe il patto del Nazareno, Denis Verdini e Gianni Letta, che avevano gestito la trattativa con Palazzo Chigi fino a quel momento, furono etichettati come il «cerchio tragico». E messi da parte. Verdini, "disobbedendo" alla linea indicata da Berlusconi, votò in favore di Mattarella. In quella occasione il suo sì non fu determinante. Nelle ultime settimane, invece, la maggioranza sembra sempre più Ala-dipendente. Come martedì sera al Senato, quando il sostegno dei verdiniani è stato determinante per sospendere la seduta preservando il "canguro" (e dunque la stepchild adoption) da bocciatura certa. Con Denis al Colle c' erano il capogruppo al Senato Lucio Barani, il tesoriere Ignazio Abrignani e il segretario politico Massimo Parisi. Tutti i partecipanti custodiscono i contenuti dell' incontro in nome della riservatezza. Quello che emerge è che, esaurite le presentazioni, il dialogo sia scivolato sull' attualità politica. La tenuta della maggioranza al Senato crea preoccupazione al Quirinale, dove Mattarella non vuole trovarsi a gestire una crisi di governo. Ala non entra in maggioranza e non era questo il motivo della visita al Colle, giurano i verdiniani. I fatti però raccontano una realtà più complessa. Quando serve, Renzi ha sempre trovato negli ex azzurri una stampella salvifica. E sempre più ne avrà bisogno. Tanto da entrare ufficialmente nel governo, come teme il Pd? Si vedrà, dipenderà anche da quello che accadrà in Parlamento. Intanto nel futuro di Ala, ha preannunciato l' ex consigliere berlusconiano al Presidente della Repubblica, c' è il sostegno alle riforme anche fuori dal palazzo. Verdini e i suoi si daranno da fare perché passi il referendum confermativo. Salutati gli ex azzurri, a ruota Mattarella ha ricevuto il presidente del Consiglio. Una visita che aveva ufficialmente una motivazione istituzionale: in Parlamento si è appena concluso il dibattito in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio. E Renzi è andato al Colle per riferire sull' argomento. Ma anche per spiegare al Capo dello Stato come intenda portare il disegno di legge sulle unioni civili fuori dall' imbuto in cui è finito. Salvatore Dama

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