Verdini, la mossa a sorpresa che mette nei guai Renzi
Isolato e "trivellato": Matteo Renzi non può fidarsi più nemmeno di Denis Verdini. Mentre al Senato sul terzo settore Ala ha di fatto salvato il governo votando sì all'emendamento del governo (con 3 voti di scarto sul quorum richiesto), è fuori da Palazzo Madama che si scatena la bagarre. A sorpresa, i verdiniani si uniscono al fronte trasversale dei No Triv, tutti quelli che al referendum del 17 aprile sulle trivelle voteranno no. Il peso elettorale di Verdini & Co., forse, è limitato, ma dal punto di vista politico e mediatico la "chiamata alle armi" (così l'ha definita il senatore Antonio Scavone) rischia di essere molto, molto pesante nelle prossime settimane. Tutti (o quasi) contro Renzi - La partita si gioca innanzitutto sul quorum: Renzi (con la maggioranza del Pd) si è esposto invitando gli elettori italiani a non votare. Se vincerà l'astensionismo, potrà dire di aver vinto. Ma se questo non accadrà, allora avrà perso in ogni caso. E si ritroverà solo con tutto il peso della sconfitta, perché contro di lui, a favore del sì al referendum, c'è un pezzo del Pd (la minoranza, ma non tutta), Forza Italia, la Lega Nord, Sel, Gal e, ovviamente, il Movimento 5 Stelle. A unire chi protesta c'è anche la scelta del governo di non unire in un unico election day referendum e amministrative (modo scontato per abbassare la percentuale di votanti) con costo aggiuntivo di 360 milioni di euro. "L'equivalente - ha ironizzato il verdiniano Scavone - delle royalty derivanti dall'estrazione del petrolio".