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La mossa di Silvio per vincerecosa si inventa per le elezioni

Silvio Berlusconi

Lucia Esposito
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L' ordine del giorno della riunione convocata per questa mattina è in burocratese: «Aggiornamento situazione economico finanziaria», «adesioni», «dimissioni del segretario amministrativo nazionale», «dismissione di beni». La convocazione della direzione del Popolo delle libertà è firmata da Silvio Berlusconi in persona, il quale però si è guardato bene dal lasciare Arcore per presentarsi a Roma e presenziare. Ha chiesto che siano altri a fare gli "onori di casa" di questa riunione del partito fondato il 29 marzo 2009 che ha vinto (quasi) tutte le elezioni ed è stato sciolto il 25 ottobre 2013, dopo la fuoriuscita di Ncd, Fdi e il rilancio di Forza Italia. Nonostante il soggetto politico sia "in sonno" da tempo, oggi si tornerà a parlare di conti, possibili dismissioni. Certo è che la decisione presa dal Cavaliere di non tornare nella Capitale per la seconda settimana consecutiva, non ha iniettato molto ottimismo in chi - come Giorgia Meloni, Matteo Salvini e i candidati già in campo - si auguravano di chiudere al più presto il dossier Amministrative e cominciare la campagna elettorale. L' ex premier ha preferito dedicarsi al Milan ed ha risposto a tutti coloro che lo invitavano a fare presto che «c' è tempo fino al 5 maggio», che «è prematuro parlare oggi di liste» e che «è tutto sotto controllo, tranne a Roma», dove «difficilmente» le cose potranno sistemarsi. Intanto, però, i suoi fedelissimi erano al lavoro per mettere a punto il simbolo che gli azzurri utilizzeranno alle Comunali. Non si tratta soltanto di grafica, ma di decisioni politiche: Forza Italia rimetterà nel suo simbolo il nome del fondatore, di "Berlusconi", come ai vecchi tempi. Il cognome del Cavaliere comparirà accanto a quello dei candidati sindaci scelti nelle varie città o, in qualche caso specifico, del nome del Comune dove si andrà al voto. «Forza Italia darà battaglia per dare al Paese un nuovo governo», dice la responsabile comunicazione del partito, Deborah Bergamini. Della concordia che regnava dentro al Pdl, però, sembra rimasto solo il ricordo. A Roma, per esempio, restano altissime le tensioni. Se la leader di Fdi, candidata sindaco del suo partito e della Lega, crede di poter arrivare al ballottaggio anche grazie ai voti di «molti forzisti», Guido Bertolaso sta girando le periferie e oggi sarà a Tor Bella Monaca. La promessa fatta ieri dalla Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, di fare le «radiografie» alle liste in tutte le città rischia di creargli qualche difficoltà: l' ex capo della protezione civile ha due processi in corso, uno sul G8 e l' altro legato al terremoto all' Aquila. «Ho già detto che rinuncio alla prescrizione», ha fatto sapere lui, da sempre convinto della sua innocenza. Resta in campo anche Alfio Marchini, candidato civico e centristra, col quale, però, da settimane Bertolaso non entra più in polemica diretta. Migliorano almeno i rapporti tra Fdi e forzisti: ieri, a Montecitorio, si sono fermati a parlare il capogruppo ex An Fabio Rampelli, i due azzurri Gregorio Fontana e Sestino Giacomoni e il fittiano Rocco Palese, mentre il tavolo coordinato da Altero Matteoli e al quale partecipano delegati di tutti i partiti di centrodestra si aggiornerà settimana prossima per affrontare tutti i casi ad eccezione proprio di Roma. I candidati già in campo provano ad arrangiarsi: Gianni Lettieri, in corsa a Napoli, oggi presenterà per esempio una lista di appoggio messa in piedi dall' imprenditore Gianpiero Samorì, mentre Osvaldo Napoli, a Torino, cerca di ricostruire la coalizione attorno alla sua figura. «Senza di me, il partito vale pochissimo, il 5%, e il centrodestra non vince», ammette il Cavaliere nelle conversazioni coi big romani. Ma prima di completare tutto il puzzle, il fondatore non intende spendersi in prima persona: «È presto, le persone decidono nelle ultime ore e l' elettorato è fluido, può ancora cambiare tutto», frena. riproduzione riservata. PAOLO EMILIO RUSSO

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