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Bersani, Grasso e la paura del Pd di fare un assist a Berlusconi

Giulio Bucchi
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Pietro Grasso è l'uomo giusto per tutti. Il presidente Napolitano, che lo vorrebbe "esploratore" o, nel caso, premier. Per i montiani e per il Pdl, disposti a convergere su di lui pur di dare un governo all'Italia, insieme al Pd. Ma, paradossalmente, potrebbe non essere l'uomo giusto proprio per il Pd e il segretario Pierluigi Bersani, che Grasso l'ha eletto presidente del Senato, di forza, e che potrebbe proporlo come esploratore, appunto. Il guaio è che Grasso piace tanto al resto del Parlamento (grillini esclusi), troppo. Il timore dei democratici è chiaro: di fronte a un appoggio convinto delle opposizioni, il presidente della Repubblica potrebbe convincersi a dare allo stesso Grasso l'incarico di formare un governo, diciamo così, "di larghe intese". Quello che non vorrebbe Bersani, naturalmente, e che potrebbe essere costretto a ingoiare visto il no ripetuto di Grillo a dargli la fiducia. Il nodo giustizia - Ecco perché, e le prossime ore saranno decisive, i democratici potrebbero presentarsi al Quirinale per le consultazioni con una rosa di altri nomi un po' più sgraditi al Pdl. Il terrore è quello di dare un assist troppo goloso a Berlusconi perché il Cavaliere non lo raccolga da par suo. Fare un governissimo, infatti, significherà concedere qualcosa al centrodestra e accantonare una volta per tutte i sogni giustizialisti cullati da tempo a sinistra, quelle riforme (compresa l'incandidabilità di Berlusconi) che ad oggi rappresentano l'unico punto in comune con il Movimento 5 Stelle. Anche perché, pur se ex togato, Grasso appartiene al campo delle cosiddette colombe, specie in via d'estinzione in una sinistra sempre più ingrillita.

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