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Berlusconi: le condizioni per il sì a Letta

Lucia Esposito
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   "Letta? Poco importa chi guiderà questo governo, importante che ci siano un governo e un Parlamento per approvare provvedimenti urgenti; sono molto preoccupato ma, essendo ottimista di natura, continuo ad essere fiducioso e a combattere. La cosa importante è  che il governo ci sia e che ci sia un Parlamento, che possano approvare quei provvedimenti di cui abbiamo assolutamente bisogno per uscire dalla crisi recessiva e riprendere la via dello sviluppo. Abbiamo preparato otto disegni di legge e diamo il via e sosterremo qualunque governo possa essere in grado di far approvare questi disegni di legge". Lascia pochissimo spazio alle incertezze Silvio Berlusconi che, nel giorno della Liberazione, rilascia un'intervista a Tgcom 24. L'incarico affidato ad Enrico Letta scompagina non poco i piani di Silvio Berlusconi che, non è un mistero, preferiva di gran lunga ritrovarsi a palazzo Chigi Giuliano Amato. Non solo per il feeling che avverte con il dottor Sottile, ma soprattutto per ragioni politiche:con l'incarico ad Amato il Pd, è il ragionamento, sarebbe stato costretto ad entrare nel governo con personalità forti del partito per dare l'impronta e condizionarnel'azione.  No a Monti -  Nessun via libera a scatola chiusa, è l'imperativo, vogliamo vedere i nomi del Pd e non subire inaccettabili veti sui nostri. Idem sul programma: non firmiamo nessuna cambiale in bianco. Ma c'è anche un altro problema: Berlusconi non vuole Monti al governo. E' sua la colpa dell'Imu, delle tasse aumentate e dello stato di polizia tributaria, non possiamo ora andarci a braccetto insieme. Ma forti perplessità sarebbero state avanzate anche su altri nomi del governo del Professore, come quello della Cancellieri, poltrona su cui Berlusconi vedrebbe bene Schifani. Restano alte le quotazioni di Alfano quale vicepremier, anche se il segretario preferirebbe restare solo alla guida del partito. Tra i nomi che circolano, resiste quello di Quagliariello per le Riforme - con qualche malumore nel partito - , così come circola insistentemente la candidatura di Carfagna. Tra le ipotesi anche quella di Fernanda Contri e c'è chi vedrebbe bene al governo il ciellino Lupi. Sembra invece tramontare definitivamente il ritorno a palazzo Chigi di Gianni Letta: il suo storico posto potrebbe spettare a Cicchitto. Il Cavaliere vorrebbe nella compagine di governo anche Gelmini e Sacconi, ma sui due ex ministri peserebbero i niet del Pd, così come sul nome del capogruppo Brunetta e di qualche altro cosiddetto falco. Ragionamenti sulla squadra - Letta agli ambasciatori di via dell'Umiltà avrebbe subito chiarito: squadra snella e di alto profilo. Ma il Pdl pretende di più: innanzitutto, la garanzia formale e sostanziale che il programma dell'esecutivo sarà imperniato dei punti principali del programma pidiellino, a partire dalla restituzione dell'Imu e contestuale sua abolizione (il Pd avrebbe tuttavia, viene riferito, replicato aprendo solo a una revisione dell'imposta per renderla più equa). Il secondo paletto posto dal Cavaliere riguarda i nomi: il Pd deve indicare nomi forti e i big del Nazareno devono essere direttamente coinvolti, o noi non ci stiamo. Del resto, fanno osservare fonti pidielline, Berlusconi gioca questa partita in una posizione di vantaggio rispetto al Pd e intende in ogni modo capitalizzare la sua attuale forza negoziale: i sondaggi sono dalla sua parte.   O il Pd, è l'aut aut, ci mette la faccia ed entra nel governo con tutte le scarpe, o non se ne fa nulla, è il refrain. A complicare le cose, poi, arrivano le parole del prodiano Sandro Gozi, che - a dire di alcuni pidiellini - afferma pubblicamente ciò che al Nazareno pensano realmente, ovvero lo "schifo" per alcuni nomi del Pdl e la forte resistenza a governare insieme. Vogliono un governo breve, è il sospetto dei dirigenti dell'Umiltà condiviso da Berlusconi, fare la riforma elettorale e alcune misure sul lavoro e economia per recuperare consensi e poi tornare al voto.    

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