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La solidarietà secondo Crocetta: niente soldi ai terremotati

Rosario Crocetta

Il ricorso del governatore democratico alla Consulta: no alle tasse dei siciliani per la ricostruzione in Abruzzo

Giulio Bucchi
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Solidale sì, ma solo con i siciliani e naturalmente con gli immigrati che approdano sulle coste dell'isola, perché fa sempre buona stampa. Ma ai terremotati di Abruzzo il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, non vuole sborsare nemmeno un cent. Per questo il 21 agosto scorso ha chiesto e ottenuto dalla sua giunta una delibera che lo autorizzi a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la legge 24 giugno 2013 che convertiva il decreto legge “Disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015”. La legge impugnata come si capisce dal titolo convertiva uno dei cosiddetti decreti omnibus, l'ultimo approvato dal governo di Mario Monti il 26 aprile scorso, ma convertito con numerose modifiche a giugno dalla nuova maggioranza che sorreggeva il governo di Enrico Letta. Il ricorso di Crocetta non riguarda però l'intera legge, ma solo l'articolo 7 bis che rifinanziava proprio «la ricostruzione privata nei comuni della Regione Abruzzo colpiti dagli eventi sismici del 2009».  L'emendamento - Quell'articolo fu introdotto da Partito democratico  e Popolo della Libertà  con un emendamento comune dei loro senatori e parere favorevole del nuovo governo Letta. E serviva a dare una mano ai cittadini abruzzesi per la ricostruzione o la ristrutturazione delle loro abitazioni distrutte ormai quattro anni fa, e in caso questo fosse stato impossibile, per acquistare una nuova abitazione. A questo scopo venivano stanziati 197,2 milioni di euro per ciascuno degli anni fra il 2014 e il 2019. Per coprire quella somma si è deciso di aumentare le tasse, come ormai accade per gli italiani da qualche anno. In questo caso l'aumento ha riguardato l'imposta fissa di bollo che si applica a fatture, note, conti ed estratti conto nonché su ricevute, lettere e ricevute di accreditamento.  Per aiutare gli abruzzesi a riavere la loro abitazione principale dunque l'imposta minima di bollo passa da 1,81 a 2 euro e quella ordinaria da 14,62 a 16 euro, e la misura è già in vigore dalla data di entrata in vigore della legge (quindi da fine giugno). Secondo la relazione tecnica infatti le maggiori entrate per l'aumento dell'imposta di bollo saranno di 98,6 milioni di euro nel 2013, e di 197,2 milioni di euro dal 2014 in poi. A nessun italiano naturalmente piace pagare più tasse, anche quando sono indirette come in questo caso, ma quando si tratta di solidarietà per tragedie come quella del terremoto di Abruzzo, non si storce il naso e molto difficilmente ci si tira indietro: ogni emergenza trova sempre sostegni generosi anche quando si tratta di pura volontarietà. Rosario Crocetta invece non ci sta, e agli abruzzesi quei soldi per la casa non li vuole proprio dare. Il governatore della Sicilia non contesta affatto l'aumento dell'imposta di bollo, che vale naturalmente su tutto il territorio nazionale, ma che quei soldi finiscano ai terremotati di Abruzzo invece che nelle casse della Regione Sicilia dove vorrebbe fare affluire le nuove risorse. Tributo regionale - Questo perché l'imposta di bollo farebbe parte secondo lo Statuto della Regione Sicilia «fra i tributi erariali di spettanza regionale». Il governatore quindi impugna la legge per i terremotati di Abruzzo davanti alla Corte Costituzionale «per violazione dello Statuto d'autonomia, del principio di leale collaborazione e degli articoli 36 e 37 dello stesso statuto». Ed essendo il 24 agosto il termine massimo previsto dalla procedura per l'impugnazione, per fermare i soldi dei siciliani ed evitare che vadano ai terremotati abruzzesi, Crocetta ha fatto interrompere anzitempo le ferie ai suoi assessori e anche ai funzionari della Regione, che hanno dovuto istruire la pratica del ricorso e naturalmente controfirmare gli atti. di Fosca Bincher

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