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Imu, Berlusconi furioso coi suoi: "Il Pd ci sta fregando"

Ritorno dell'Irpef e maggiorazione della Tares: Cav furioso per il decreto sull'Imu. E i tempi di Letta lo insospettiscono...

Giulio Bucchi
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Un giorno di tranquillità. Uno solo. Ma neanche. Mezza giornata. In cui Enrico Letta ha provato a sfogliare qualche pagina del calendario. Che illusione. Altro che progetti a lungo termine o navigazioni tranquille, il presidente del Consiglio deve fare ancora i conti  con Silvio Berlusconi. Che, dicono, è di nuovo sul piede di guerra. C'entrano le motivazioni «allucinanti» della sentenza con cui è stato definitivamente condannato per frode fiscale dalla Cassazione. Ma non solo quelle. Nel corso della giornata, attraverso le notizie che filtravano da Roma, il Cavaliere si è reso conto che il decreto sulla cancellazione dell'Imu contiene aspetti che non gli piacciono affatto. Tanto da richiamare i suoi  («Dovevate essere più attenti, temo che questi ci stiano fregando») e da anticipare a oggi il suo rientro nella capitale. Leggi gli approfondimenti di Iacometti e Bechis  su Libero in edicola oggi, venerdì 30 agosto Ufficialmente, in un collegamento con Studio Aperto,  Berlusconi mette il cappello sulla cancellazione dell'Imu: «Era un obiettivo importante, atteso da tutti gli italiani, un punto cardine del nostro programma, la vera morale in politica è mantenere gli impegni con gli elettori. E io ho ancora nelle orecchie gli sberleffi della sinistra in campagna elettorale». Perciò «agli italiani  dico: abbiate buona memoria e ricordatevi di chi aveva promesso questa abolizione e di chi è il merito». Quindi annuncia il prossimo obiettivo: «L'Iva non va assolutamente aumentata, anche perché non c'è la sicurezza che aumenti le entrate». E assicura «una grande vigilanza sulla service tax» perché i soldi rientrati dalla porta non escano dalla finestra.  Oggi «i problemi del Paese sono molto gravi e serve l'impegno di tutti, l'Imu è un primo passo importante, ma ora bisogna fare molto di più e nelle prossime settimane il governo deve dare una scossa all'economia». Eppure c'è qualcosa che non lo convince. La tempistica. Letta ha annunciato che nel decreto che accompagnerà la legge di stabilità, il 15 ottobre, ci saranno le coperture per la seconda rata dell'Imu, quella di dicembre. Manca un mese e mezzo. Tempo in cui succederà di tutto. Intanto, la possibile decadenza del Cavaliere dal Senato. In più proprio in quei giorni, a metà ottobre, potrebbe cominciare la via crucis dell'ex premier con i domiciliari, il carcere o l'affidamento ai servizi. All'epoca, inoltre, sarà definitivamente chiusa ogni possibile finestra elettorale d'autunno. Insomma: Silvio si sente un po' come quello che ha incassato un assegno postdatato. C'è da fidarsi? E se poi «i comunisti», con la sicurezza che il Cavaliere sarà neutralizzato dalla giustizia, finiranno per rimangiarsi la parola? L'uomo di Arcore è irrequieto. C'è dell'altro, nella misura varata mercoledì dal governo, che non piace. Il ritorno dell'Irpef  per le seconde case sfitte e la maggiorazione della Tares che sembra dover rientrare dalla finestra. Una stangata di fine anno «di cui non sapevamo nulla», si è inviperito l'ex premier. Che adesso ha tutta l'intenzione di tenere di nuovo sulla corda il governo: monitoraggio sulle coperture per l'Imu, sulla sterilizzazione dell'aumento Iva e sulla service tax. Perché, ha ragionato il Cavaliere, gli italiani non capirebbero la fine di un esecutivo che taglia le tasse. Ma comprenderebbero eccome l'addio a un premier che con una mano dà cento e con l'altra leva mille.  Questa dialettica Berlusconi-Letta si innesta in uno scenario delicatissimo per gli equilibri della maggioranza. Dove il Pd, apprese le motivazioni della sentenza Mediaset, si è definitivamente liberato da ogni dubbio sulla decadenza del Cavaliere. Va votata. E senza perdere tempo. A ciò si aggiungono notizie inquietanti (e tuttavia smentite) di procure che attendono Silvio sull'uscio di Palazzo Madama. Tanto che il leader del centrodestra è tornato a mandare un messaggio al Quirinale: «Se pensano di cancellare il leader del centrodestra con un voto, si sbagliano di grosso. Ci sono milioni di italiani che non accetterebbero un vulnus del genere alla democrazia».     di Salvatore Dama      

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