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Renzi farà il ministro degli Esteri nel prossimo governo di larghe intese

Giovanni Ruggiero
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Su come andranno a finire le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento, tutti i politologi sono d'accordo: nessuna coalizione riuscirà ad avere la maggioranza necessaria per governare. I sondaggi applicati alla nuova legge elettorale lasciano pochi margini di interpretazione, ne sono sempre più consapevoli nel Pd, ad esempio, ma soprattutto ne è ormai convinto Matteo Renzi, pronto a una mossa a sorpresa. Il segretario Pd ha imparato la lezione dopo l'errore madornale fatto in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. In quell'occasione aveva fatto la promessa, guarda caso senza mantenerla, di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta. L'effetto ottenuto è stato un blocco monolitico di oppositori uniti contro di lui, con alleanze temporanee delle più improbabili. Con la sconfitta alle urne, quella sparata gli è costata il posto da premier, un colpo dal quale ancora fatica a riprendersi. La lezione quindi è stata chiara, Renzi al prossimo giro elettorale potrebbe non concentrare più su di sé tutte le attenzioni, come riporta L'Espresso, così da tenere insieme una coalizione al suo interno rissosa, se c'è lui al comando. Il segretario potrebbe rinunciare al diritto che gli concede lo statuto del Pd di fare il candidato premier, lasciando spazio a figure più facili da accettare per gli alleati - e gli oppositori interni - come Paolo Gentiloni, Marco Minniti o addirittura Graziano Delrio. Renzi però non ha nessuna intenzione di restare fuori dal prossimo governo. Soprattutto se andranno in porto le tanto temute larghe intese, per sé sarebbe pronta la poltrona alla Farnesina da ministro degli Esteri. Una mossa antica, già usata dai big della Prima repubblica come Aldo Moro e Giulio Andreotti, che gli consentirebbe di mantenere un ruolo di primo piano e coltivare le relazioni internazionali.

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