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Silvio Berlusconi, il pericolosissimo piano segreto: sostenere Pietro Grasso per far fuori Matteo Renzi

Andrea Tempestini
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Ieri abbiamo scritto che Grasso è superfluo. Giusto. Magari però fosse solo inutile. Com'è noto, un eccesso di lipidi è nocivo, in certi casi esiziale. Vale anche nel nostro caso. Temo che il centrodestra ne sottovaluti la potenza maligna, e si prepari a far di tutto, pur di facilitare la caduta di Renzi, allo scopo di favorire il consolidamento politico del presidente del Senato alla testa di una sinistra di sapore comunista e giustizialista. Tutti impegnati, i nostri eroi di centrodestra, a soffiare sotto il pallone gonfiato di gas manettaro per farlo ascendere sopra i nostri cieli, convinti farà del male solo ai petali del Giglio magico. Illusi. Più saggio Beppe Grillo a squalificare un Grasso che abusa della sua carica. Berlusconi invece sostengono sia il primo tifoso del Procuratore emerito di Palermo. Le cronache dei giornaloni si dilettano in retroscena non smentiti sul punto. Raccontano dell'euforia suscitata nelle stanze alte di Forza Italia per i risultati delle elezioni siciliane. I sondaggi delle ultime ore in effetti inducono ad aprire le vele al vento dell'ebbrezza. Non sarò io ad annacquare il vino, ma sono questi i momenti in cui la ragione deve tenere per le redini i sentimenti e frenare la sicumera. Invece i gazzettieri specialisti dei fatti cosiddetti riservati assicurano che Berlusconi, nella sua dimora romana di Palazzo Grazioli, ragionando con il suo stato abbastanza maggiore, abbia chiesto di non criticare l'uso improprio da parte di Pietro Grasso della sua carica istituzionale. MACHIAVELLISMI Lo scopo è di favorire il costituirsi di un raggruppamento che, a sinistra del Pd, sottragga al Pd di Matteo Renzi l'elettorato più rosso, specie lungo la dorsale appenninica. E questo progetto, alla luce di inchieste di mercato, è possibile solo sotto il manto, pardon la toga, dell'ex Super-Procuratore Antimafia. Da qui, l'ordine di servizio: simpatizzare per Grasso, appoggiarlo occultamente. Un machiavellismo togliattiano a beneficio del centrodestra. La cosa - a prima vista - appare una tattica utile alla causa. Consentirebbe di contendere i collegi uninominali anche in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche, dividendo l'insperato bottino con i Cinque Stelle. Berlusconi in queste pratiche di conquista è geniale. Ha applicato queste regole spietate per conquistare la giungla della tivù commerciale. In politica è stato bravissimo a metter sotto tutti gli avversari del circo elettorale, dando denti ai moderati cattolici, laici e socialisti, e morbidezze di governo a leghisti e post-fascisti. La sinistra l'ha impacchettata. E l'avrebbe sempre messa nel sacco se non si fosse presentata sulla scena la magistratura rossa. Berlusconi e i suoi alleati lo ricordano? Sono state certe Procure e certi Tribunali a fornire fascine per i fuochi dell'antiberlusconismo, creando un clima da guerra civile. Ribaltando governi. Estromettendo Berlusconi dal Parlamento. DAL KAISER A CARTER Capirei il pan per focaccia, restituire cioè la magistratura ai suoi compiti costituzionali, sbattendola fuori dalla politica. Non mi pare bello invece il girare la frittata, usando gli stessi ingredienti tossici. Ripetere lo stesso refrain in chiave antirenziana, affidando la comanda a quel magistrato rosso, che ha sbattuto fuori dal Senato il Cavaliere impedendo il voto segreto, significa nutrire il drago convinto che sputerà fiamme dove desideriamo noi. Così non va. Non è roba liberale, non è leale, non porta bene, la logica comunista del tanto peggio tanto meglio. Gonfiare il potere di un ex (?) procuratore avido di potere, confidando di mantenerlo in limiti controllabili, significa accumulare Grasso vicino al cuore. Infarto sicuro. Mi viene in mente il Kaiser che nel 1917 finanziò la rivoluzione bolscevica, e fornì a Lenin un passaggio sul treno blindato verso Pietroburgo, confidando capeggiasse quattro gatti che avrebbero graffiato il nemico zarista. Allo stesso modo ottuso agì il presidente americano Carter, quando nel 1979 armò Bin Laden per sconfiggere i sovietici in Afghanistan. I paragoni fatti sono esagerati ma istruttivi. La morale? Vietato creare mostri, poi ti mangiano. di Renato Farina

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