
Banca Etruria, il governatore Visco alla commissione banche: "Da Boschi nessuna pressione, Renzi mi chiese di PopVicenza"

L'ora della verità sul crac di Banca Etruria e le presunte pressioni dell'ex ministro Maria Elena Boschi sui vertici di Bankitalia doveva essere l'audizione del governatore Ignazio Visco davanti alla Commissione d'indagine sul sistema bancario. E invece è proprio Visco a scagionare la sottosegretaria, riservando le frecciate più avvelenate all'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Leggi anche: Padoan si tira fuori: "Mai autorizzato i ministri" "Parlo con moltissimi politici - ha detto Visco - presidenti di Regione, in genere li incontro con il capo della segreteria particolare, si informano sui problemi del territorio. Le banche del territorio non mi piacciono, il rischio è di avere una commistione tra politica e banca". Il nodo resta l'incontro con la Boschi, il governatore svela finalmente il contenuto di quel colloquio: "Ci fu un interesse legittimo per problemi del territorio", così l'allora ministra "incontrò due volte Panetta. Disse niente? No. Non ci fu nessuna richiesta di intervento particolare da parte di Bankitalia ma ci fu una manifestazione di dispiacere per i possibili effetti sul territorio. Pressioni? No. Prese cum grano salis di persone mature che sanno che di certe cose non si parla e non si è parlato". Leggi anche: Vespa, il sospetto su Boschi ed Etruria: "Tutto da dimostrare, ma se lei..." L'ex presidente del Consiglio Renzi chiese al governatore Visco informazioni sull'aggregazione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza. Lo ha riferito lo stesso Visco in commissione d'inchiesta sulle banche sottolineando di non aver risposto. "Nel primo incontro si parlò di boyscout, nel secondo si parlò di economia e questioni internazionali e nel terzo incontro a Chigi con Padoan e Delrio parlammo di economia italiana e mondiale e poi lui (Matteo Renzi ndr) chiese perché la Popolare di Vicenza si voleva comprare questi di Arezzo, io non risposi". Renzi, ha proseguito Visco, "parlò degli orafi. Era l'aprile del 2014. Io la presi come una battuta questa sugli orafi e come tale risposi, non entrai per niente nelle questioni di vigilanza. In un successivo incontro, parteciparono sempre Padoan e Delrio a colazione da noi - ha raccontato - ci fu la richiesta di Renzi di parlare di banche in difficoltà e io risposi che di banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell'Economia". Visco ha evidenziato l'applicazione "rigorosa del segreto di ufficio a cui - ha osservato - noi ci atteniamo sempre" in Banca d'Italia. "Non ebbi mai nessuna tentazione, ma sicuramente lui la domanda la fece", ha spiegato. Di "Banca Etruria - ha aggiunto - io non voglio dire che non mi importava niente, è una banca vigilata da noi, in quell'epoca però eravamo molto preoccupati da Mps, dagli stress test pessimi per noi e il mio livello di attenzione era modesto, era molto alto su quel che riguardava la vigilanza".
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