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Vittorio Sgarbi, il tranello per non farlo candidare: salta l'accordo con Gal, deve raccogliere le firme

Giovanni Ruggiero
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Spuntano nubi scurissime sull'orizzonte politico di Vittorio Sgarbi e della sua lista Rinascimento. Mentre Emma Bonino è riuscita a scampare alla mannaia della raccolta delle firme per riuscire a presentare la sua lista alle prossime politiche, per il critico d'arte il nodo è ancora tutto da sciogliere. Alle sue spalle, ricostruisce il Corriere della sera, si sarebbe consumato un vero e proprio tradimento, secondo lui orchestrato dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani. Leggi anche: Sgarbi, il tentativo disperato sul simbolo: quanto può valere ora / Foto Per Sgarbi i problemi sono cominciati lo scorso agosto, quando davanti a un notaio ha sottoscritto un accordo con tre esponenti del gruppo parlamentare Gal, il presidente Mario Ferrara, Paolo Naccarato e Giulio Tremonti, per cambiare il nome in "Rinascimento Gal", così da evitare il fardello della raccolta delle firme. Peccato però che lo scorso 21 dicembre sono entrati in Gal quattro senatori dell'Udc, Ferrara ha cambiato il nome del gruppo in Gal-Udc, rendendo nullo il documento sottoscritto anche con Sgarbi: "Ferrara agisce per conto di Romani", ha poi tuonato il critico che non si è dato per vinto, provando dopo Capodanno a convergere con i democristiani di Lorenzo Cesa. L'ex Udc però è passato con Noi con l'Italia, il movimento di Raffaele Fitto e Maurizio Lupi, riportando Sgarbi al punto di partenza. Leggi anche: Sgarbi senza pace, il furto clamoroso dentro casa sua Ci vorrebbe un piccolo miracolo adesso per evitare a Sgarbi la raccolta di 25mila firme in pochi giorni in tutti i collegi. Lui minaccia penali da milioni di euro per Ferrara e invoca l'unico attrezzato per il miracolo di cui ha bisogno: "Se Berlusconi non capisce che io valgo il 3%, potrei fare l'accordo con Emma Bonino. Sempre se non andrà con Renzi".

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