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Paolo Romani avverte Matteo Salvini: "Appoggio alla Lega, ma soltanto in un contesto di pari dignità"

Andrea Tempestini
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È l'uomo del momento, al centro di retroscena di stampa, indiscrezioni, voci, trattative e possibili complotti per sfasciare il centrodestra. Si parla di Paolo Romani, senatore di Forza Italia, in lizza per la presidenza del Senato da cui potrebbero scaturire gli orizzonti del prossimo governo. Un uomo gradito anche alla Lega di Matteo Salvini, a cui viene dato molto vicino, e che nonostante qualche recente attrito andrebbe bene anche a Silvio Berlusconi, non fosse altro che per salvaguardare l'unità del centrodestra. Contro di lui, però, si schierano il M5s e Luigi Di Maio, sventolando la bandiera del "no indagati" sugli scranni più alti in Parlamento. E poiché Romani è indagato per aver dato un cellulare alla figlia minorenne - vicenda risibile, ma per i grillini tanto basta -, contro di lui arriverà il "niet" del M5s. Mossa strumentale, quella di questi ultimi, che cercano di imbeccare Salvini a non votare l'azzurro, per aprirsi così una strada verso un possibile governo Lega-M5s (o quantomeno, come detto, per minare ulteriormente l'alleanza di centrodestra). Da par suo, ufficialmente, Salvini non si è espresso sulla vicenda. Ma l'ok definitivo al nome di Romani ancora non è arrivato. Leggi anche: Paolo Romani, l'uomo con cui Di Maio vuole sfasciare il centrodestra Così, ora, il momento di parlare spetta al diretto interessato. A Romani. All'uomo del momento, che dice la sua in un'intervista a Il Giorno: "M5s e Lega insieme? La natura, i progetti, i valori e gli ideali di questi due soggetti politici sono molto diversi - premette -. La capacità dei 5 Stelle di non avere paletti ideologici è molto distante dalla storia della Lega. Sarebbe un'unione innaturale". Insomma, un no convinto al governo Lega-M5sa. Dunque, si rivolge direttamente a Salvini. Prima riconosce: "Con onestà riconosciamo il sorpasso" alle elezioni, dunque "ha la primazia nell'indicare il nome del presidente del Consiglio". E dunque, nel caso in cui il leader della Lega ricevesse l'incarico per formare l'esecutivo? "Avrebbe il pieno sostegno della coalizione in un contesto di pari dignità - rimarca Romani -. Pari dignità significa seguire le regole che la coalizione si è data in un percorso di consultazione costante. Una reciprocità che offriamo e pretendiamo", avverte. Insomma, la linea è chiara: senza un rapporto sostanzialmente paritario nella definizione di un ipotetico governo, l'appoggio di Forza Italia alla Lega di Salvini verrebbe a mancare.

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