Pd, è una farsa: il "segretario fantoccio", chi vuol mettere Matteo Renzi al posto di Maurizio Martina
La direzione Pd di giovedì 3 maggio doveva essere una "democratica discussione interna sulla possibilità di dialogare con il M5s". Ovviamente, come da tradizione dem, si è trasformata in poche ore in una sanguinosa resa dei conti, una conta interna per capire chi sta con Matteo Renzi e chi con Maurizio Martina, Dario Franceschini e Andrea Orlando. Leggi anche: "Impossibile dirigere il Pd così". Martina "caccia" Renzi Secondo i retroscena dal Nazareno l'ex premier, dopo lo strappo in diretta da Fabio Fazio che ha umiliato, di fatto, Martina e la sua trattativa con Luigi Di Maio, ora predica ai suoi "calma". Non vuole insomma, una guerra aperta. Non ora. Vuole prendere tempo, altri 15 giorni e, spiega ai suoi in una retroscena della Stampa, si dovrà per forza parlare di un governo per le riforme a cui né l'M5s né la Lega potranno dire no. In realtà questa è la carta giusta per mettere nel sacco la minoranza interna, che non avrebbe modo di rifiutare una prospettiva tanto cara anche al presidente Sergio Mattarella. Mossa diabolica, perché a questa Renzi farà seguire la vendetta sui nemici dentro il Pd: entro il 20 maggio andrà in scena l'Assemblea nazionale saltata 10 giorni fa, e quello sarà il giorno per far fuori il reggente Martina. A quel punto il Pd dovrà scegliere tra Congresso, entro l'autunno, oppure un'altra reggenza. E Matteo ha in mente un paio di nomi da piazzare alla guida del partito. Il governatore emiliano Stefano Bonaccini o l'ex sottosegretario Ivan Scalfarotto. Ovviamente, due suoi fedelissimi.