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Giulia Bongiorno, lei premier è molto più che una voce: perché può farcela

Gino Coala
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C'è un delicatissimo equilibrio che regola i pesi e contrappesi della trattativa tra Lega e Movimento Cinque Stelle per la formazione del governo. Difficile se non impossibile applicare il Manuale Cencelli, troppo larghe le proporzioni di forza tra leghisti e grillini per assegnare ogni posto di governo in base alla propria forza elettorale. Non converrebbe ai leghisti, di fatto soci di minoranza del nascente governo, non lo chiedono i grillini, più preoccupati in questa fase di non far saltare il banco prima del dovuto. Leggi anche: Il compromesso sul premier tra Di Maio e Salvini: quante possibilità ha Giovannini Da entrambe le parti sono già pronte le griglie con i rispettivi nomi in corrispondenza di ogni ministero: tanto i leghisti quanto i grillini hanno un nome per ogni dicastero, ma se quella casella dovrà essere assegnato a uno o all'altro lo si potrà decidere solo dopo aver sciolto il nodo della premiership. Il duello per palazzo Chigi si gioca tra Enrico Giovannini e Giulia Bongiorno. Il primo in quota M5s, ex ministro del Lavoro con il governo Letta e presidente dell'Istat, la seconda parlamentare eletta con la Lega, avvocato di indiscusso valore e attivista fuori dagli schemi per le cause al femminile. La senatrice è anche in ballo per la dicastero della Giustizia, ruolo che le verrebbe assegnato se ai grillini andasse la premiership. Al contrario, rinunciando a palazzo Chigi, i pentastellati punterebbero a fare incetta di ministeri economici, con i nomi di Lorenzo Fioramonti e Riccardo Fraccaro in prima linea per il Mef e lo Sviluppo economico.

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