Sergio Mattarella è la vera preoccupazione di Matteo Salvini: un rapporto iniziato male, e ora...
Oggi riprenderanno i contatti Di Maio-Salvini per chiudere la partita sul futuro premier. I leader lavorano su una rosa di 3-4 nomi, graditi ai Cinquestelle senza essere organici al Movimento: dovranno incassare il via libera del Carroccio. Matteo ha chiarito che mai e poi mai farà «il ministro di Di Maio», non tanto per disistima nei confronti del capo politico di M5S, quanto perché nella trattativa hanno deciso entrambi di fare un passo di lato. Eppure, nemmeno il nodo-Viminale è stato sciolto. Salvini ha la tentazione di accettare l'incarico da ministro, così come gli chiede gran parte dell'elettorato leghista, ma si rende conto che il compito sarebbe gravoso e delicato. Soprattutto se continuerà a guidare il partito. Deciderà entro 48 ore. Leggi anche: Salvini teme la vendetta del Cav: "Chi ci metterà contro" C'è meno nebbia sulla composizione numerica della squadra dei ministri: sui nomi niente è stato deciso, ma si ragiona su una squadra snella (una quindicina di dicasteri) con le poltrone di vice ridotte al minimo. L'idea è inserire almeno due-tre nomi di tecnici - che saranno presentati come «figure di garanzia» - per i ruoli più delicati a partire dagli Esteri (è in pole Giampiero Massolo). Di Maio non ha ancora espresso una preferenza sull'eventuale incarico, mentre il Carroccio ha già prenotato - oltre al Viminale - anche Politiche agricole e Lavoro. Ma punta a ottenere almeno cinque caselle (tra i papabili designati girano i nomi di Gianmarco Centinaio, Stefano Candiani, Giancarlo Giorgetti). CONSIGLIO FEDERALE Ieri, Salvini ha convocato il consiglio federale a Milano. Un paio d'ore di confronto, utili per incassare il via libera dei colonnelli al contratto di governo. Tra i presenti, anche i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana: hanno espresso parere favorevole, soprattutto per la parte che affronta il tema-autonomia. Per Matteo, la negoziazione «ha accolto il 90% delle nostre proposte», e oggi e domani il documento verrà sottoposto al giudizio degli elettori, nei gazebo. «Se vincono i Sì, andiamo a governare!» promette il leader. La Lega esclude brutte sorprese, anche alla luce di alcuni banchetti già fatti in questi giorni. Per esempio a Jesolo, dove la Liga Veneta ha incassato il parere favorevole di più del 90% dei cittadini che si sono avvicinati per chiedere informazioni. Certo. Il volantino che riassume i termini del patto con i grillini è scritto in modo furbescamente accattivante. Si chiede il via libera per realizzare «tra gli altri, i seguenti punti». Ecco, l'elenco è musica per le orecchie dei leghisti e non solo. Eliminazione della legge Fornero, blocco degli sbarchi ed espulsioni, Flat tax, sicurezza, pace fiscale, legittima difesa, autonomia, dignità del lavoro, asili nido gratuiti. Insomma, la zia Maria sarebbe in difficoltà a dire «no, non mi piace», soprattutto se il 4 marzo aveva votato il centrodestra. EFFETTO-CAVALIERE A compattare ulteriormente i colonnelli leghisti attorno al leader, ci sono altre due novità delle ultime ore. La prima sono i sondaggi: danno il Carroccio in ascesa. Intorno al 25%: fosse vero, Salvini guiderebbe il secondo partito italiano e vedrebbe distintamente la targa del Movimento 5 Stelle (dato in leggero calo). Ma poi c'è lo show del Cavaliere, ringalluzzito dall'essere tornato candidabile, che ieri ha sparato a zero contro Matteo e s'è detto pronto a fare il premier. Ecco, la Lega s'è ulteriormente stretta attorno a Salvini. Pensando che il via libera dettato giorni fa da Forza Italia (cara Lega, se ci tieni prova a fare un governo con i grillini: la coalizione non si romperà) si stia rivelando un bluff. A conferma della tensione, i rispettivi staff si sono affrettati a smentire una telefonata tra Matteo e Silvio, mentre l'azzurro Renato Brunetta attacca: «Il programma è in netto contrasto con le idee del centrodestra», di fatto confermando quando dettato l'altro giorno anche da Giorgia Meloni. Può essere un problema in Aula, perché l'asse grillini-leghisti ha numeri fragili soprattutto in Senato. Non a caso, Salvini aveva provato a coinvolgere i Fratelli d'Italia. La pattuglia meloniana sarebbe preziosissima a Palazzo Madama, ma la trattativa è andata a monte nonostante un faccia a faccia tra Di Maio e Giorgia. A dire la verità, più che i numeri e le ire del resto del centrodestra, Salvini è molto preoccupato per il Quirinale. Il rapporto con Sergio Mattarella è partito male, e Di Maio e la Lega temono ci saranno parecchi rilievi alla composizione del futuro esecutivo. Anche per questo, si sono presi tutto il week end per studiare la squadra con cura. Per evitare strappi. E ridurre al minimo le perplessità del Quirinale. di Matteo Pandini