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Paolo Savona, la sua autobiografia-manifesto: "L'euro è una gabbia tedesca, ci vuole un piano B"

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Cristina Agostini
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"La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l'idea di imporla militarmente. Per tre volte l'Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d'acciaio del 1939 e l' Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?". E' questo un passaggio dell'autobiografia del papabile ministro dell'Economia Paolo Savona che uscirà in questi giorni in libreria, anticipato da La Stampa. "Sono un economista politico e non un economista puro", scrive. E l'Italia ha due fragilità strutturali - le rendite e l' assenza di una cultura della legalità - aggravate, a partire dal 1992, dalla scelta frettolosa e dissennata di entrare "nella gabbia europea". Leggi anche: Economia, il "veto dal Colle". Retroscena: lui è l'uomo (forte) che fa saltare tutto Savona sostiene che il "meritevole" europeismo dei princìpi è "destinato al fallimento per l'insufficiente architettura istituzionale" e "l'euro è una creatura biogiuridica costruita male" attuata con leggi ordinarie da Parlamenti impreparati e superficiali, subordinati a "élite che illudono i popoli". E c'è anche l'attacco a Mario Monti - definito "portabandiera del servilismo agli interessi dei poteri dominanti" - e Mario Draghi accusati di "aver facilmente cambiato parere" sugli effetti negativi dell'euro sul sistema bancario italiano, dopo aver concorso a decisioni pregiudizievoli per l'Italia "deliberatamente ignorando chi le sconsigliava, senza sentire il dovere di offrire le proprie dimissioni una volta accertato l'errore".  Conclusione: Se "l'Ue è viziata" da "innata ingiustizia" e ci porta "indietro di secoli nelle conquiste democratiche", che fare? "Battere i pugni sul tavolo non serve a niente. Bisogna preparare un piano B per uscire dall'euro se fossimo costretti, volenti o nolenti, a farlo".

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