Vittorio Feltri a Giuseppe Conte: "Ai vertici dello Stato solo servi e cretini"
Siamo qui tutti a chiederci che ne sarà di questo governo che non ha emesso ancora il primo vagito. Sappiamo che Giuseppe Conte è stato incaricato di formarlo da Sergio Mattarella su indicazione - o ordine - di Di Maio e Salvini. Difficile prevedere quanto durerà e addirittura se partirà. Siamo di fronte a un enigma. Conosciamo Matteo, condottiero leghista di talento, e conosciamo purtroppo Luigi Di Maio, soggetto misterioso e inaffidabile, che non avendo mai lavorato in vita sua pretende di fare il ministro del Lavoro oppure quello degli Esteri, lui che ha definito Paese mediterraneo la Russia. Dicono che il dicastero dell' Economia dovrebbe andare, su pressioni padane, al professor Savona, il quale però non sarebbe gradito al Quirinale poiché ostile all' Europa, e alla moneta unica, da tempi non sospetti. Trattandosi di personaggio di alto profilo è improbabile venga cooptato. Ai vertici delle istituzioni sono preferiti i servi e i cretini, e le due categorie spesso coincidono. Il mio amico stimato Gennaro Sangiuliano mi assicura che Conte non è un micco e sarà capace di non dare il peggio di sé. Leggi anche: Vittorio Feltri: "Paolo Savona? Alla fine Sergio Mattarella..." Gli credo sulla parola tuttavia rammento che gli uomini si giudicano dalle opere, come gli alberi si giudicano dai frutti. Cosicché sospendo le mie invettive al premierino designato in attesa di verificare quello che costui sarà capace di realizzare. La sensazione comunque è che l' esecutivo non durerà a lungo, dato che le anime grilline e nordiste mi sembrano inconciliabili. Gli schieramenti in questione durante la campagna elettorale si sono scontrati violentemente, combattendosi all' ultimo sangue e ora constatare che essi pomiciano come i fidanzatini di Peynet suscita perplessità. Viene il sospetto trascurino ciò che li divide con il fine di aiutarsi a conquistare il Palazzo anziché i cuori dei cittadini. L' unione spuria e improvvisa fra i due partiti antagonisti fino a ieri induce a ipotizzare non sia duratura e destinata a infrangersi sugli ostacoli gestionali della cosa pubblica. Il programma - denominato impropriamente contratto - in astratto può piacere agli italiani, ma in pratica sarà un' impresa tradurlo in realtà per mancanza di fondi. Uno Stato indebitato quanto il nostro non è abilitato a incrementare la spesa, semmai è obbligato a ridurla allo scopo di non fallire miseramente. In particolare la flat tax, il reddito di cittadinanza e l' abolizione della legge Fornero contrastano con l' esigenza di stringere i cordoni della borsa. I passivi come i nodi vengono sempre al pettine. Il tema della giustizia ingiusta non sta a cuore alla gente, che suppone di non avere che fare con essa mai, ciononostante anche in questa materia sottovalutata si sta scherzando col fuoco. Attuare i progetti della maggioranza sarebbe un disastro. Nel pacchetto in discussione manca solamente la fucilazione preventiva. I manettari piacciono a coloro che, poi, quando vengono ammanettati piangono e si disperano. Consiglio a Salvini di modificare subito le regole della legittima difesa. La manovra non costa niente e soddisfa il popolo. Quanto alla immigrazione, stia attento: non abbiamo una legislazione adatta ai rimpatri dei clandestini. Occorre cambiarla in fretta, altrimenti rimandare a casa loro gli intrusi rimarrà un sogno. E occhio ai servizi segreti. O te ne impadronisci o ti faranno secco. di Vittorio Feltri