Matteo Salvini, Vladimir Putin e il fango di George Soros, cosa si spinge a pubblicare Repubblica
L'onda di fango di George Soros su Matteo Salvini potrebbe trasformarsi in tsunami sul leader della Lega se Repubblica davvero accetterà di cavalcarla. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi sposa l'attacco del filantropo ungherese-americano, il paladino del "migrazionismo" e tra i più attivi sostenitori dell'accoglienza (un business molto remunerativo, per tanti), che ha suggerito come la Russia "influenzerà il governo" domandando malizioso se, per caso, Vladimir Putin paghi lo stesso Salvini e il Carroccio. Leggi anche: "Salvini a libro paga di Putin? L'Italia...", lo schifo di Soros Parole in libertà, senza uno straccio di prova, ma intanto Repubblica alimenta il dubbio con un "focus" dedicato ai rapporti tra via Bellerio e Russia Unita, il partito di Putin al potere al Cremlino. E tutto diventa improvvisamente losco, roba degna degli 007 internazionali. Il programma di governo di Lega e M5s prevede una apertura alla Russia, per trasformarla in partner strategico anche nel Mediterraneo? Logico, ma improvvisamente sembra un po' un complotto contro l'Italia e l'Ue. Soprattutto, si punta il dito su "cinque anni di partnership paritaria e riservata", nel titolo, tra Lega e Russia Unita. Qui c'è del marcio, sobilla Repubblica. E invece è tutto abbastanza regolare e già visto, in tanti casi, con i due partiti che si sono promessi un anno fa "rispetto reciproco e nessuna interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno", impegnandosi a scambiarsi "informazioni su temi di attualità, "relazioni bilaterali e internazionali, esperienze del partito, lavoro organizzato, politiche per i giovani, sviluppo economico". Tutto quello che fanno decine di partiti che condividono una visione del mondo, al di là dei confini. E anche lo scambio di delegazioni, colloqui privati tra i leader e prese di posizione di singoli politici sembra tutto, alla luce di Soros, l'antipasto di un grande intrigo. E poi proprio i "migrazionisti" puntano il dito contro i "complottisti".