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Luigi Di Maio processato nel M5s: stadio della Roma, manette e vendette, Roberto Fico prepara la gogna

Giulio Bucchi
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Un regolamento di conti dentro il Movimento 5 Stelle. L'imbarazzante inchiesta sullo stadio della Roma potrebbe rovesciare le gerarchie dentro il partito, non solo nella Capitale. Un terremoto mediatico e politico, più ancora che giudiziario, perché in causa sono chiamate le responsabilità di Luigi Di Maio e del suo cerchio di fedelissimi, da Alfonso Bonafede a Riccardo Fraccaro. Gli uomini, cioè, che nel 2016 hanno portato Luca Lanzalone, finito in manette, dalla sindaca Virginia Raggi che di tutta questa storia si professa, a torto o ragione, una vittima. Leggi anche: Di Maio non va da Vespa, la Raggi sì e lo sputtana Di Maio tace, anzi fugge: ha deciso di non presentarsi giovedì sera da Bruno Vespa a Porta a porta per non sporcarsi con le vicende romane, scelta ancora una volta suicida perché a Raiuno c'è andata la sindaca e gli ha riversato addosso tutte le responsabilità. Ma è a Montecitorio che si sta cucinando il trappolone per il vicepremier, ministro del Lavoro e soprattutto leader pentastellato. Roberto Fico, presidente della Camera, secondo il Corriere della Sera, avrebbe confidato ai suoi: "Ci vuole la linea dura, niente sconti per nessuno". Sul conto di Di Maio e i suoi ci finisce anche la gestione "privata" delle nomine di viceministri e sottosegretari. E i delusi si contano anche nel suo fronte, quello dei "pragmatici": "Ha tradito chi si è speso per lui: se queste sono le sue scelte alziamo le mani". E anche lo stesso Beppe Grillo sarebbe "deluso" e preoccupato per quello che sta accadendo: nelle prossime ore ci potrebbe essere un faccia a faccia con Di Maio, capetto sempre più in bilico.

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