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Beppe Grillo, il fondatore arriva a Roma: grossi guai per Luigi Di Maio, come lo asfalta

Gino Coala
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L'allarme nel Movimento Cinque Stelle sulla voracità mediatica di Matteo Salvini circola impazzita ormai da giorni, anzi da poco dopo che il governo giallo-verde ha mosso i primi passi. Il terrore dei grillini è che Luigi Di Maio non sia in grado di reggere a lungo la presenza ingombrante del vicepremier leghista, per molti sembra quasi scomparso, anzi per i vertici M5s manca davvero poco. Per questo lo scorso martedì è stato costretto a scendere a Roma Beppe Grillo in persona, prendere Di Maio sottobraccio e provare a svegliarlo un po'. Leggi anche: Grillo, impresa epica: riesce a farsi umiliare da Anna Ascani: "Il sorteggio dei senatori? Ah, ma allora..." Da settimane Grillo sarebbe tempestato di telefonate e messaggi, oltre a visite fin dentro casa di deputati e senatori preoccupati. Secondo un retroscena di Repubblica, i parlamentari grillini hanno paura: "Di Maio non ci ascolta - avrebbero confessato al fondatore - decide tutto da solo... i snotri valori, merito e trasparenza, sono andati a farsi benedire... devi venire a Roma, parlaci tu". Arrivato nella capitale, il fondatore grillino ha preso di petto la situazione, ha incontrato Di Maio e ha tentato di catechizzarlo ancora una volta: "Luigi così non va, dobbiamo spingere di più sui nostri temi oppure Salvini ci asfalta". La speranza di Grillo è che il suo pupillo recepisca, nel frattempo sonda il terreno, tasta il polso del governo incontrando uno dopo l'altro qualche pezzo grosso della squadra grillina nell'esecutivo. L'agenda di Grillo a Roma è fittissima. Dopo la cena con Di Maio, il giorno dopo a colazione incontra Alfonso Bonafede, messo sotto torchio sulle spine che affligono il governo, ma soprattutto lo stato dell'arte dell'inchiesta sullo stadio della Roma che sta dando non poche preoccupazioni ai grillini. A pranzo ha poi visto il presidente della Camera, Roberto Fico, con lui anche il sindaco di Roma Virginia Raggi, immortalati in un selfie col fondatore che li chiama: "I miei ragazzi". È con loro, Fico in particolare, che Grillo si apre di più. Prima si complimenta della battaglia sui vitalizi, poi passa agli incoraggiamenti: "Sappiamo bene entrambi che la fatica vera comincia ora - ha commentato poi il presidente della Camera - Ci siamo un po' ripresi il senso di questa avventura straordinaria. Tutto qui". Il piano B per Grillo sembra già bello e pronto: tutti importanti, nessuno indispensabile, compreso Di Maio. Se dovesse continuare così, chissà che non si possa pensare a un cambio della guardia nel governo tutto in salsa grillina.

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