Luigi Di Maio, il Decreto dignità punisce le imprese: stangato chi delocalizza, più tasse per i rinnovi contrattuali
Luigi Di Maio e il M5s gettano la maschera: il cosiddetto "Decreto dignità", che il leader del M5s sta per portare in Consiglio dei ministri, tende spaventosamente a sinistra. In primis il testo prevede un aggiustamento del redditometro; sempre sul fronte fisco si registra la scadenza dello spesometro, che slitterà al 28 febbraio (era prevista per il 30 settembre). Dunque il blocco dello split payament, solo per i professionisti. Ma soprattutto, così come Di Maio aveva annunciato, il testo prevede delle sanzioni per chi delocalizza la sua impresa, che andranno dalle due alle quattro volte il contributo ricevuto dalle stesse imprese prima della scelta di delocalizzare. Una vera e propria stangata, che vale sia per chi andrà in un Paese extra-Ue sia per chi delocalizzerà all'interno della Ue. Leggi anche: Sondaggio, il trionfo totale di Salvini: Di Maio umiliato Dunque il capitolo relativo alla cancellazione delle pubblicità di giochi e scommesse: si salveranno soltanto le lotterie. Salta invece la norma che impediva la somministrazione di contratti a tempo indeterminato; le proroghe per quelli a termine saranno fino a 36 mesi. E anche sui contratti le aziende pagheranno di più: il rinnovo di contratti a tempo determinato farà scattare un aumento contributivo dello 0,5% rispetto alla quota dell'1,4% già a carico del datore di lavoro. Duro il commento del portavoce dei gruppi di Forza Italia a Camera e Senato, Giorgio Mulè: "Il primo passo del governo sul fronte del lavoro è un passo falso o addirittura un passo indietro. Non i padroni ma tutte le categorie che creano lavoro e cioè imprenditori, commercianti, artigiani dicono all'unisono e con grande chiarezza che le misure annunciate dal decreto dignità sono esattamente l'opposto di quello che serve per favorire l'occupazione. L'incompetenza e la superficialità del ministro Di Maio che Forza Italia denuncia sin dalla nascita del governo adesso iniziano a venire drammaticamente fuori".