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Tito Boeri sfida Matteo Salvini, il retroscena: "Lascio l'Inps solo se me lo chiede Giuseppe Conte"

Cristina Agostini
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Non resterà attaccato alla sua poltrona di presidente dell'Inps ma lascerà soltanto a una condizione: che glielo chieda il premier Giuseppe Conte. Tito Boeri lo ha confidato ai suoi collaboratori più stretti, è pronto ad andarsene anche prima della scadenza del suo contratto prevista per il febbraio del 2019: "Se vogliono liberarsi di me c'è un modo molto semplice mi convochi il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, e mi dica che non c'è più fiducia, o che considera terminato il mio mandato. Un secondo dopo mi dimetterei". Leggi anche: "Perché devi dimetterti". Salvini cancella Boeri: Mr Inps a casa subito Come riporta La Stampa insomma Boeri si dimetterà non perché Matteo Salvini vuote la sua testa, ma solo su richiesta di Conte. Serve un atto formale. Di certo lo strappo tra il governo e il presidente dell'Inps dopo l'incidente della relazione tecnica del decreto dignità difficilmente può essere ricucito. Boeri è sotto attacco di tutti, anche del ministro Giovanni Tria e di Luigi Di Maio, ai quali risponde: "I dati non si fanno intimidire". Il tema sono le stime che prevedono una diminuzione dei contratti a termine. Tria le definisce "non valide scientificamente" e invita Boeri a motivare nel merito e illustrare gli errori delle stime messe a punto per il decreto dignità. E pone un interrogativo: perché se le stime erano sbagliate la Ragioneria e il Ministero dell'Economia le hanno invece considerate prima valide e poi bollinate?

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