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Forza Italia, effetto-Silvia Sardone: ecco chi dopo l'estate abbandonerà Silvio Berlusconi

Davide Locano
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Più che ad un tappo saltato con relativa fuoriuscita di bollicine, l'addio di Silvia Sardone a Forza Italia assomiglia al colpo di pistola dello starter di una gara di mezzofondo. Stanca di aspettare le decisioni dei compagni di avventura, a partire dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha mollato il colpo. La sua partita avrebbe un finale già scritto. In molti parlando di un posto alle europee in quota Lega. Gli altri malpancisti azzurri sono appena scesi in pista. Come Pietro Tatarella, consigliere comunale di Milano, sempre meno in sintonia con le logiche del partito, e sempre più intento a guardare fuori dal proprio recinto. La «stagione dei congressi locali» indicata da Antonio Tajani, come panacea dei mali azzurri, non lo convince affatto. L'esponente meneghino chiede a gran voce quelli regionali in modo da ridefinire la geografia dei coordinatori. Voci di corridoio, maliziosamente, parlano di contatti dell'azzurro con Fratelli d'Italia più che con la Lega, magari per un posto alle europee. Il Carroccio avrebbe bisogno essenzialmente di donne, Fdi di «nomi forti». Anche se andremo alle urne il prossimo anno, i tempi della politica non corrispondono a quelli dei partiti. Le operazioni per delineare le griglie dei candidati sono già in corso. Tanto che Fdi avrebbe «promesso» a Mario Mantovani, ex uomo forte del Pirellone, un posto sicuro. Al netto del gioco d'incastri il partito della Meloni, grazie al lavoro certosino di Daniela Santanché, sta «ascoltando e parlando con tutti», come spiega il deputato Carlo Fidanza, «a maggior ragione con chi spesso troviamo sul territorio al nostro fianco, ma non siamo gente da campagna acquisti». Fra i contatti ci sarebbe anche Luigi Amicone, anche se nega di voler mollare Forza Italia. Leggi anche: "Perché non credo più a Forza Italia": Sardone, la bomba a Libero E se a Palazzo Marino Tatarella guida il gruppo dei delusi, in Regione si sta dando da fare Fabio Altitonante. A marzo il coordinatore comunale del partito è stato rieletto in Regione Lombardia e il presidente della giunta regionale, Attilio Fontana, lo sceglie per la sua compagine di governo come sottosegretario alla Rigenerazione e sviluppo area Expo. Ma questo non basta a far calare il suo malessere nei confronti di Forza Italia. Un dissenso a bassa intensità, ma non per questo meno significativo. Rispetto al collega di Palazzo Marino Altitonante potrebbe avere varie porte a cui bussare, soprattutto se, come dicono in molti, le europee non sono una sua priorità. Con lui potrebbero muoversi anche Fabrizio Sala, arrivato ad occupare la poltrona di vice presidente di Regione Lombardia dopo una lunghissima trattativa, e il consigliere regionale Mauro Piazza. Per Fi, una loro eventuale uscita dal partito, sarebbe un problema serio, oltre che il segno tangibile dell'avanzata della Lega su Milano. Il partito di Salvini, al di là dei numeri romani, ha la necessità di creare un proprio zoccolo duro in città, volendo creare le necessarie condizioni per competere con il sindaco Beppe Sala alle prossime amministrative. Del resto se il primo cittadino del capoluogo lombardo lavora per un ruolo di «peso» all'interno del Pd, ponendosi con l'anti-Salvini, il titolare del Viminale deve fare altrettanto, gettando le basi sulle quali costruire il candidato da anteporre a Sala. Restano a casa, almeno per ora, il sindaco di Sesto (e marito della Sardone) Roberto di Stefano e il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti. «Voglio provare a cambiare le cose da dentro», spiega l'amministratore locale. Ad ognuno le sue bollicine. Infine c'è il capitolo Viviana Beccalossi, ferma nel gruppo misto della Regione, ma pronta a tornare in pista. di Enrico Paoli

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