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Matteo Salvini, il sondaggio bomba sul centrodestra: cosa pensano gli italiani di lui

Giulio Bucchi
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Che cosa pensa davvero la gente, e in particolare l' elettorato di centrodestra, di Matteo Salvini al governo senza l' alleato forzista? Gli viene perdonato il tratto di strada che sta compiendo in comune con M5S? Come vengono vissute fuori dal Palazzo le spaccature tra azzurri e Lega, divisi a Roma ma ancora uniti sul territorio, in attesa di decidere se le loro strade si separeranno anche nelle Regioni, a cominciare con le elezioni di ottobre in Abruzzo? E ancora: Forza Italia è ancora la casa unica dei moderati o Berlusconi deve trovare un altro contenitore per il suo progetto? Grazie a un accurato lavoro del centro studi AnalisiPolitica, fondato e diretto dall' esperto demoscopico Arnaldo Ferrari Nasi, Libero è in grado di fornire in esclusiva una risposta a tutte queste domande, che trovate nelle due tabelle a fianco. Leggi anche: "Così la Lega ci rovina", l'attacco finale di Bernini e Gelmini La sintesi è che i bisticci tra azzurri e Lega esistono solo nel gruppo dirigente, nazionale e locale, mentre gli elettori sono compatti, vogliono stare insieme e condividono le mosse sia di Salvini sia di Berlusconi, anche quando sembrano prendere percorsi diversi e assumono posizioni poco compatibili. Insomma, il tifoso forzaleghista è sopravvissuto al governo gialloblu, che non ha scalfitto le sue convinzioni ma è reputato una parentesi necessaria, anche se non entusiasmante. Nello specifico, Forza Italia, non è percepita come un partito d' opposizione alla Lega, così come l' asse tra Salvini e Di Maio non è vissuto come il primo atto di un fronte populista destinato a unirsi e scardinare centrodestra e centrosinistra. Insomma, le accuse del leader leghista a Berlusconi e Tajani di fare il gioco del Pd e quelle degli azzurri alla Lega di essere diventata filogrillina non hanno presa. E forse il merito va alla chiarezza del programma elettorale del centrodestra in tema di tasse, immigrazione e sicurezza e alla capacità del ministro dell' Interno di difenderlo nel contratto di governo. Oltre al fatto che, a torto o a ragione, il 63% degli italiani reputa che questo esecutivo abbia un' impronta più di destra, mentre solo il 10 lo immagina sinistrorso. Facile attribuire il risultato alla personalità debordante del vicepremier leghista e al suo carisma rispetto al dirimpettaio Di Maio. Quanto agli impulsi distruttivi dei Cinquestelle, che progettano una decrescita infelice tra assistenzialismo e freno allo sviluppo, evidentemente non vengono presi troppo sul serio. Il mattatore - Per quanto riguarda in particolare il mattatore, Salvini, il giudizio dei cittadini è più che positivo, superiore anche a quello che ci si potrebbe aspettare pur considerando il boom della Lega nei sondaggi, raddoppiata dal 18 al 36% in poco più di due mesi. Il 67% degli elettori di centrodestra ritiene che Matteo, pur governando con M5S, stia tutelando gli interessi della coalizione di centrodestra (di parere opposto solo il 26%) mentre addirittura l' 83% reputa che egli stia ottenendo buoni risultati per gli interessi dell' alleanza Lega-Fdi-Fi, contro solo il 12% di insoddisfatti. Ma anche tra i critici, la maggioranza (57%) è indulgente nei confronti del leader leghista, reputando che, laddove non si spende per Silvio e alleati, non è per scarsa considerazione, come pensa il 31%, bensì perché impossibilitato a farlo. Il vento quindi sembra soffiare come non mai nelle vele del leader leghista, probabilmente gonfiate oltre misura dalle scelte fatte sull' immigrazione, condivise da due italiani su tre (66% favorevoli e 31 contrari). Una delle domande più rivelatrici dello studio è però quella rivolta unicamente all' elettore leghista in merito alla direzione che il partito dovrebbe prendere qualora l' esperienza dell' esecutivo con Cinquestelle finisse. Bene, la maggioranza dei leghisti accoglierebbe la notizia come una mezza liberazione, con il 53% degli intervistati che sarebbe pronta a cogliere l' occasione per formare una nuova alleanza di governo con Forza Italia, Fratelli d' Italia e qualche altro parlamentare da raccogliere per avere i numeri per la maggioranza. Insomma, questo governo si sopporta, il 38% dei leghisti ci si riconosce anche per qualche verso, ma la stragrande maggioranza di loro sogna il ritorno alla casa del padre, anche perché il padre dell' alleanza questa volta sarebbe Salvini. Nuovo soggetto - Interessante anche il giudizio sulle mosse di Berlusconi, apprezzate più di quanto non si creda. L' 81% degli elettori di centrodestra condivide la decisione del Cavaliere di sbloccare l' impasse istituzionale che si era creata dando il via libera alla Lega per il governo con M5S. Tra l' 11% che ritiene che invece egli abbia sbagliato, il disappunto è dovuto più al rischio che, in seguito all' esperienza del governo gialloblu, il centrodestra si spacchi definitivamente (42%) rispetto all' intolleranza epidermica verso i grillini (35%). Insomma, si ripresenta il refrain del vogliamoci bene e torniamo appassionatamente insieme. Quel che invece non sembra più convincere tanto è Forza Italia come partito, un' esperienza da archiviare perfino per il 62% degli elettori azzurri, che vedrebbero con favore il progetto di un nuovo soggetto politico, liberale e moderato, che riprenda gli ideali berlusconiani libertari degli esordi, rivitalizzandoli e attualizzandoli; qualcosa di più comunque di una semplice operazione di restyling. Consolante per Berlusconi è che, tra gli irriducibili fan forzisti (31%), la stragrande maggioranza (52%) condivida l' investitura di Antonio Tajani come delfino/nuovo leader. Il presidente del Parlamento vince per distacco su tutti gli altri potenziali leader, dalla Gelmini, (preferita dal 13%) a Toti (10), Carfagna (9) e Bernini (7). Le brutte notizia dallo studio di Ferrari Nasi arrivano per chi spera che ci sia uno spazio elettorale per un' eventuale intesa tra il Pd e Forza Italia, nel segno dell' antipopulismo. Ieri, l' interessante editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera affermava che il centrodestra è morto comunque, anche se non si dovesse spezzare, perché «se anche Salvini fagocitasse ciò che resta del berlusconismo, la profonda differenza di cultura politica tra lui e Silvio gli impedirebbe di incoronarsi nuovo imperatore del centrodestra». A Salvini infatti, secondo Polito, mancherebbe «il liberalismo politico, economico e perfino privato e dei costumi» che aveva il Cavaliere. Prendo il giudizio a prescindere da chi lo ha formulato e lo utilizzo per una considerazione generale, essendo esso comune a molti osservatori. Rimpianti - Quel che mi colpisce degli orfani della sinistra è che sono talmente in difficoltà da dover rimpiangere perfino Berlusconi come campione liberale, dopo averlo combattuto per decenni come monopolista, autocrate, ballista, dittatore mediatico e malfattore. Alcuni perfino come mafioso. L' uomo distrutto da Ruby e dalle Olgettine è oggi per chi lo ha combattuto il modello del libertino settecentesco, una figura non più volgare ma romantica, come peraltro Silvio si è sempre ritenuto. Senz' altro il centrodestra di Salvini è, o sarà, qualcosa di diverso da quello del Cavaliere, ma questo non è dovuto a una mutazione genetica dell' elettorato né a quella differenza tra i due leader che chi non li ha mai amati si esercita a ingigantire. Semplicemente, è cambiata l' Italia. Quando arrivò Berlusconi, eravamo un Paese ricco e fiducioso, che credeva nel futuro e nell' Europa, con un Meridione in condizioni ben diverse dal sottosviluppo attuale. Oggi ci siamo impoveriti, ci sentiamo traditi dall' Europa e siamo in difesa, non all' attacco. Lo stesso Cavaliere, che ha sempre voluto giocare all' attacco, si è chiuso in un bunker. Salvini non ha abdicato ai principi di libertà del centrodestra, cerca di preservarli dal medioevo grillino tenendo insieme quel che resta dei valori, economici e di civiltà del Paese. Chi ancora non ha capito che i tempi sono cambiati è la sinistra, che non è né Renzi né Bersani né la Boldrini ed è ridotta perfino a rimpiangere Berlusconi. di Pietro Senaldi

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