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Gad Lerner, l'auto-umiliazione definitiva che archivia la sinistra: "Io sono amico di De Benedetti, e il Pd..."

Gino Coala
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Dai fischi contro il segretario del Pd Maurzio Martina ai funerali di Stato delle vittime del crollo del ponte Morandi di Genova, passando per i legami tra che negli ultimi anni hanno collegato la sinistra italiana agli imprenditori dei grandi gruppi che fanno affari con lo Stato, per l'universo rosso nostrano è l'ora di fare i conti con la propria coscienza. Come cerca di fare il giornalista Gad Lerner che al Fatto quotidiano si esercita in un mea culpa devestante per tutta la sua area politica, dopo anni di connivenze oscure. Ci vorranno decenni prima che la sinistra guarisca dai propri vizi, anche perché come ricorda Lerner il problema è antico: "La subalternità del centrosinistra al capitalismo non è certo nuova, semmai ha inizio negli anni '90, quando i post-comunisti potevano ambire al governo nazionale e in loro si è determinata un'ansia da legittimazione: non mangiamo i bambini, sappiamo stare composti a tavola, garantiremo i vostri interessi".  Proprio quei fischi contro il piddino Martina ai funerali di Genova hanno dimostrato la rottura totale tra la sinistra e "le classi meno agiate", come le definisce Lerner, ormai rassegnato verso l'auto-eliminazione: "Reputo la mia biografia compromessa. Io da giornalista mi sono occupato a lungo dei lavoratori e dei loro diritti perché ritenevo giusto farlo. Ma sono un borghese benestante, un 'radical chic', l'amico di Carlo De Benedetti. Sono tutte cose vere. Per questo la nuova classe dirigente del centrosinistra non partirà certo da quelli come me. Sarà una lunga traversata nel deserto, faranno la loro parte sindacalisti, militanti della cooperazione, del volontariato sociale, ma non gli stessi che volevano essere uomini di fiducia dei grandi capitalisti  e allo stesso tempo riferimento del popolo di sinistra". 

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