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Salvatore Veca, la sentenza mortale per la sinistra italiana: "Rischia di sparire"

Gino Coala
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L'ultima bordata contro la sinistra agonizzante arriva dal prof. Salvatore Veca, filosofo militante intervistato dal Corriere della sera, per decenni punto di riferimento del mondo comunista italiano e in perenne contestazione con i dirigenti dei partiti rossi: "La sinistra potrebbe sparire. A meno che non cominci a guardare oltre il proprio ombelico. Un'idea ce l'avrei, è sotto il naso di tutti da settant'anni, basterebbe metterla in pratica". Leggi anche: Il sociologo Barbagli: "La sinistra sottovaluta le paure della gente, la sicurezza non è nel suo Dna" L'idea del prof. Veca è semplice: "L'articolo 3 della Costituzione: pari dignità per tutti e l'impegno a rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona. Non è un discorso di sinistra? Però bisogna tornare a essere credibili, contrastando le povertà, garantendo cibo adeguato per tutti, abbattendo le diseguaglianze entro e tra le società, avviando politiche di crescita con lavoro dignitoso. Con questa classe dirigente non credo sia possibile, ci vogliono ragazzi nati nel nuovo mondo. Io, ad esempio, sono un vecchio signore del Novecento che può solo alzare la mano e dare qualche spunto di riflessione". La storia però sembra aver già emesso la sentenza di decesso per la sinistra, non resta che un minimo di buonseso: "Sa qual è il problema? - si interroga Veca - La sinistra si sveglia sempre troppo tardi la mattina. Ne so qualcosa. Per sette anni ho ingaggiato un corpo a corpo con Marx: nel '77 scrissi che aveva pregi e limiti. Polverone a sinistra. Cercai allora di dare il mio contributo per innovare una cultura ossificata con il libro La società giusta. Altro casino. Al Gramsci di Bologna mi processarono: traditore della classe operaia, riformista! In un'intervista a L'Espresso mi chiesero, con ironia, cosa significasse “società migliore”: “L'ho tratta da John Dewey e da un film con Robert Redford, The Runner, dove il candidato ripete: siamo il Paese più potente del mondo, perché nelle nostre scuole c'è l'apartheid, perché se uno si ammala e non ha soldi crepa? Ci sarà un modo per rendere migliore questa società”.

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