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Luigi Di Maio, per finanziare il reddito di cittadinanza i grillini massacrano chi lavora

Gino Coala
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I grillini non hanno intenzione di rinunciare all'avvio del reddito di cittadinanza ora che sta per arrivare in Parlamento la nuova legge di Stabilità. Da settimane i funzionari del ministero dell'Economia, non ultimo il ministro Giovanni Tria, mettevano in guardia sull'assenza quasi totale di coperture adeguate. In fondo però, citando Rocco Casalino, sono solo "10 miliardi del ca***", quindi trovarli per i tecnici del Mef doveva essere solo una questione di volontà. Leggi anche: Casalino: "I tecnici del Tesoro non devono dormire la notte per trovare le risorse" E alla fine i soldi in effetti si possono anche trovare, se proprio si vuole regalarli a chi non lavora per tre anni almeno: basta toglierli a chi già lavora e si barcamena tra tasse, mutuo e costo della vita. Probabilmente quel tipo di persone non rientra nel profilo medio dell'elettore grillino, sta di fatto che il governo ha messo nel mirino le detrazioni fiscali. Il 19% delle spese mediche, sugli interessi del mutuo, sulle spese per l'università, riporta il Corriere della sera, potrebbe essere tranciato di due punti percentuali. Gli effetti di questa carognata contro un pezzo ben preciso di contribuenti, cioè i lavoratori dipendenti e i piccoli imprenditori, non sarà immediatamente visibile. Come una puntura che fa male il giorno dopo, gli effetti finanziari saranno evidenti nel 2020, quando toccherà fare la dichirazione dei redditi del 2019. Con le detrazioni al 17%, lo Stato risparmierebbe appena un miliardo di euro, per questo i grillini non escludono anche l'aumento della franchigia, oggi fissata, per esempio, sulle spese sanitarie a 129 euro. E per fortuna Luigi Di Maio voleva abolire la povertà, forse trasformandola in condizione normale per tutti. di Gino Coala

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