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Massimo Bitonci, pressione tributaria in calo: "Gli sconti fiscali ci sono e tra 5 anni flat tax a tutti"

Cristina Agostini
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Onorevole Bitonci, lei che è sottosegretario all'Economia, ci spieghi: d'accordo che non ci sono i soldi per fare la flat tax per tutti, ma qui non avete tagliato le imposte di mezzo punto: la pressione fiscale è rimasta al 41%... «Ma non è vero,l'aliquota unica alle partite Iva farà risparmiare a un milione e mezzo di lavoratori dai 5 ai 7mila euro l'anno di imposte. Chi assume nuovo personale a tempo indeterminato o investirà in nuovimacchinari poi vedrà calare l'Ires sugli utili di nove punti, dal 24 al 15%: sommati, i due provvedimenti fanno 3,5 di sconti fiscali alle imprese». Non è un po' poco rispetto alle promesse elettorali? «È un inizio. Aggiungiamoci la cedolare secca al 21% sulle nuove locazioni per i negozi sfitti e i cinque anni di tassazione al 5% per chi ha meno di 35 anni e apre una partita Iva».  E allora com'è che la pressione resta al 48%? «A causa del taglio di deduzioni fiscali alle banche che non avevano più ragion d'essere». Se punite le banche alla fine pagano chi ha il mutuo e i privati e gli imprenditori che si vedono restringere il credito... «Baggianate.La curva dell'Euribor per i prossimi anni è costante e i mutui a tasso variabile finora sono diminuiti. L'aumento dello spread poi non incide sulle banche, abbiamo solo tolto deduzioni che favorivano troppo istituti in utile, non ce la  prendiamo certo con chi è in difficoltà. Gli operatori continueranno a dare credito, è il loro lavoro: se non lo facessero, si auto-ridurrebbero gli introiti. La divisione tra banche d'affari che speculano e chi presta denaro diventa sempre più urgente». Hanno scritto chela crisi sul decreto fiscale sia dovuta a lei: è sua la manina che ha cambiato il testo? «Ho lavorato intensamente al decreto, che non è un condono. Si è fatto un gran caos per nulla. Non erano previsti sconti penali. Infatti la norma non è stata riscritta, abbiamo solo tolto qualche frase per accontentare i grillini, che ne facevano un caso politico. Il provvedimento ha un campo d'applicazione ampio: stralcio delle cartelle sotto i mille euro per dieci milioni di contribuenti e rateizzazione fino a cinque anni per quelle successive al 2010». È preoccupato dallo spread, che veleggia stabilmente oltre i 300 punti? «Ilministro Tria ha ragione a dire che questo un livello nel lungo periodo può creare problemi. Ma la manovra va valutata nel suo complesso, ci sono cose ancora non emerse che tranquillizzeranno i mercati». La state cambiando come vi ha chiesto la Ue? «Non la cambiamo,ma la esporremo compiutamente. Ci sono tagli delle spese, non lineari, fino a 3,5-4 miliardi, la centrale unica degli acquisti, i costi standard per la sanità: provvedimenti che faranno risparmiare decine di miliardi l'anno. E poi c'è il capitolo investimenti: non solo i tre miliardi in più stanziati, ma gli 85 già messi da parte per nuove opere pubbliche e fermati dal codice degli appalti e dalla burocrazia, che noi invece abbiamo sbloccato». di Pietro Senaldi

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