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Matteo Renzi, panico tra i fedelissimi dell'ex premier: "Questo ci lascia nel Pd"

Gino Coala
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«Ancora non si è capito se vuole farlo da solo o con noi», si diceva l' altro giorno tra i renziani, dando voce al grande dilemma che attraversava le truppe: ci porterà con lui? Con il passare delle ore, il dubbio è diventato una certezza, una delle poche al momento. No, se la nuova lista pensata per le elezioni europee decollerà, Matteo Renzi non si porterà nessuno degli attuali parlamentari. Tranne, ovviamente, poche eccezioni. Luca Lotti e Maria Elena Boschi di sicuro lo seguiranno. Ma persino loro non è detto che si candidino subito o lascino il Pd. Leggi anche: Renzi, la fine ridicola: la sentenza dei sondaggisti sul suo partito Se davvero, come sembra, Renzi proverà a fare un nuovo soggetto, pronto a debuttare per le Europee, lo farà con facce nuove, che nulla c' entrino con il Pd. Anche per non essere accusato di rompere il partito, di portare via il pallone. Se poi dovesse andare bene, allora a quel punto è naturale che ci sarebbe un travaso di persone dal Pd alla Cosa nuova. Resta il fatto che in questa fase di transizione, Renzi se ne andrebbe da solo. Punterebbe sui giovani e su volti noti ma della società civile. E comunque farebbe in modo da farla sembrare qualcosa di ben lontano da una scissione. L' idea è di presentarla come un' operazione di sostegno al Pd, per allargarne i consensi. Potrebbe accadere già a gennaio. Due mesi prima della fine del congresso dem. «Di scissioni», ha detto ieri sera a Zapping, «ne abbiamo viste già abbastanza. Non è all' ordine del giorno e non sto lavorando all' impostazione di qualcosa di diverso». E ancora: «Io non mollerò mai, non lascerò mai il mio ruolo di senatore dell' opposizione, tutto il resto appartiene al chiacchiericcio». Frasi che, però, non sciolgono il dilemma: stare all' opposizione, infatti, non vuole dire per forza stare nel Pd. Il punto è che per il momento Renzi procede a tentoni. Ma anche da solo. Per avere più agilità di movimento, più libertà. Una scelta che aumenta ancora di più lo sbando tra i suoi, già provati dopo il ritiro di Marco Minniti dal congresso. L' ex ministro dell' Interno, infatti, doveva essere l' àncora per la scialuppa renziana, rimasta senza un capo al comando nel Pd. Per provare a vincere (si sperava all' inizio) o almeno a condizionare il futuro segretario (nell' ipotesi arrivasse secondo). Ora che Minniti ha fatto un passo indietro e Renzi guarda altrove, ma ha già fatto capire che non si porta nessuno, la scialuppa è in balia delle onde. E ora? LE IPOTESI IN CAMPO Le ipotesi di cui si ragiona sono due. Astenersi da qualsiasi scelta. Nella speranza che un candidato, a questo punto Maurizio Martina, offra uno spazio alle truppe renziane, orfane di Renzi e di un candidato. Oppure (e su questo spingono quelli della cerchia più stretta) trovare un altro candidato. «Ma nel giro di 24 ore». Lorenzo Guerini o Teresa Bellanova, per esempio. Ma il tempo è poco. Nicola Zingaretti cresce nei sondaggi. Matteo Richetti sta agganciando quei mondi, sindaci, amministratori, che guardavano a Minniti. Renzi, intanto, ostenta, quasi divertito, la sua distanza dal Pd e persino dai suoi. «Da mesi», ha scritto ieri su Facebook, «non mi preoccupo della Ditta Pd: mi preoccupo del Paese. Che è più importante anche del Pd». Lancia messaggi volutamente ambigui: «Non mi nascondo, io. Se devo fare una battaglia la faccio a viso aperto, io. Ma proprio per questo ho detto ai miei amici: non farò mai il capo di una corrente. Chiedetemi tutto ma non di fare il piccolo burattinaio al congresso del Pd». Un lunghissimo post in cui dice tante cose, tranne una: non smentisce di voler andare via dal Pd. GLI AMICI EUROPEI Nel tardo pomeriggio, nuova diretta su Facebook, tutta concentrata ad attaccare Salvini e Di Maio. La sua battaglia è cominciata. Contro i sovranisti. Non a caso poco dopo il post sul Pd ne ha fatto un altro difendendo a spada tratta il Global Compact. Con un occhio alle forze che in Europa potrebbero unirsi. L' altro giorno, a Bruxelles, ha incontrato la leader dei liberali Marghrete Vestager. Si muove già da leader di un' altra cosa. In solitaria. Per ora. Nel frattempo si moltiplicano indizi e smentite. In mattinata, per esempio, Carlo Calenda ha pubblicato su Twitter un logo che era comparso in una pagina Facebook di sostenitori di Renzi, poi chiusa: libdem. Sarà questo il nome della lista? Dicono di no. Poi Dagospia ha lanciato la notizia che il nuovo partito di Renzi nascerà il 16 dicembre, quando prenderà vita a Roma, in un palazzo di via Nazionale, un movimento che si chiamerà Cittadini2019 e guarda ai Ciudaonos spagnoli. Con loro, c' è Sandro Gozi, l' uomo che sta aiutando l' ex segretario in tutta l' operazione. Ma una nota dell' ufficio stampa di Renzi ha smentito la partecipazione. di Elisa Calessi

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