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Giuseppe Conte e Luigi Di Maio offrono all'Europa la retromarcia sulle pensioni

Cristina Agostini
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Per evitare la procedura d'infrazione già abbozzata dalla Ue il governo italiano dovrà pagare un prezzo importante. Ne ha preso atto Giuseppe Conte, che domani a Bruxelles incontrerà Jean-Claude Juncker e vorrebbe presentarsi all'appuntamento con un regalo in mano. Il cadeau, che farebbe piacere al capo della Commissione europea, ma non a Matteo Salvini, è la rinuncia quantomeno parziale alla cancellazione della legge Fornero e alla possibilità di andare in pensione arrivati a "quota cento". Leggi anche: Un nuovo asse europeo, nasce il partito del rigore. Alleati per punire l'Italia: chi sono, come ci rovinano Si tratta del punto più importante del "contratto" di governo, un capitolo del quale è intitolato proprio «Stop legge Fornero». «Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell' età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100», si legge nel documento. Progetto al quale il leader della Lega tiene molto, che rischia però di scomparire dall'agenda dell' esecutivo. «Sulle pensioni è in corso un'interlocuzione con Bruxelles. La legge Fornero non è un totem», ha detto Conte alle delegazioni di Cgil, Cisl, Uil e delle altre sigle che ieri si sono presentate da lui a palazzo Chigi, per quella che pare essere la riproposizione in salsa gialloverde del vecchio rituale della "concertazione". Sono in corso «simulazioni dei tecnici per valutare l' impatto economico di quota 100», ha ammesso il premier. La riforma che sembrava una certezza, insomma, adesso non lo è più. E questo per presentarsi ai censori europei con uno sforamento inferiore al 2,2% del Pil (si era partiti dal 2,4%...). «Bado alla sostanza e non alla forma», ha spiegato Salvini al termine del suo incontro con gli imprenditori lombardi. Ma da qui a rinunciare al cavallo di battaglia della Lega, dopo che già la flat tax e la "pace fiscale" sono state ridotte a poca cosa rispetto agli impegni iniziali, ce ne passa, e chi ha parlato con il ministro dell' Interno lo dipinge contrariato e determinato a non mollare. Proprio per questo, al termine di un incontro tra Conte, Giancarlo Giorgetti, la grillina Laura Castelli e i tecnici dell' Inps, la Lega si è affrettata a confermare «gli obiettivi politici della manovra sullo smantellamento della legge Fornero, che partirà senza penalità e nei tempi già previsti» Anche perché il reddito di cittadinanza voluto da Luigi Di Maio resta parte integrante della manovra. Conte l'ha difeso, definendolo dinanzi ai sindacati «una riforma che mi rende orgoglioso di essere presidente del Consiglio, una misura fondamentale di politica sociale». Il vicepremier grillino lavora ormai alle limature. «Verrà decurtato di 200-280 euro per chi è proprietario di prima casa», mentre chi ha due case probabilmente non vi accederà, ha anticipato ieri. Non solo, quindi, manca l'accordo con la Ue, intenzionata a non concedere nulla, ma è in alto mare pure l' intesa tra alleati. Tra i tanti nodi da risolvere c' è il taglio delle "pensioni d' oro" che il M5S vuole imporre agli assegni sopra ai 4.500 euro e la Lega intende limitare a una mancata rivalutazione di quelli sopra ai 5.000. Il vertice politico che avrebbe dovuto tenersi ieri tra Conte, Salvini e Di Maio per discutere questa e le altre faccende è stato cancellato e lo stesso è successo all' incontro tecnico cui avrebbero dovuto partecipare il premier, Giovanni Tria e le seconde file dell'esecutivo. Salvini ha ribadito comunque i propri paletti durante l'incontro con i giornalisti stranieri: «Nessuna nuova tassa su casa, risparmi e auto». Non aiuta l'intesa tra i due partiti il fatto che, per la prima volta, la maggioranza degli elettori sia contraria alla manovra: il 53% ne dà un giudizio negativo, ha rivelato ieri un sondaggio Swg per il tg di La7. di Fausto Carioti

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