Matteo Salvini e Lega, il piano segreto: come cancellano il reddito di cittadinanza grillino
Alla Lega il reddito di cittadinanza in chiave assistenzialista non piace. Si sa. Per questo gli esperti del Carroccio stanno studiando un piano per disinnescare la follia a Cinquestelle e presentare in manovra un provvedimento che abbia una logica più costruttiva, che costi meno e che serva ad aiutare chi realmente è in cerca di lavoro e non di uno stipendiuccio per tirare a campare stando sul divano. Oltre che a scongiurare l' intervento della Ue sui conti italiani. Le strade che la Lega sta seguendo sono due. La prima, già annunciata da Salvini, è quella di legare il provvedimento al mondo delle imprese. Per funzionare, però, questa soluzione ha bisogno di tempi non compatibili con le esigenze grilline, perché presupporrebbe un funzionamento pieno dei centri per l' impiego. Strutture che arrancano in Lombardia, figurarsi nelle aree depresse del Paese. Leggi anche: Perché Giuseppe Conte ha in mano le sorti del governo LA SECONDA VIA Così tra i responsabili economici del Carroccio si sta facendo strada una seconda via, che prevede di affidare il reddito di cittadinanza ai Comuni, che lo gestirebbero tramite i servizi sociali. La qual cosa avrebbe una serie di vantaggi. Intanto si potrebbe usare il sistema delle "borse lavoro" e poi anche parte dei finanziamenti europei che la Ue manda in Italia per i migranti, in modo da abbassare lo stanziamento previsto in manovra. L' altro dato che sta spingendo il Carroccio verso questo tipo di approccio è quello che riguarda il numero effettivo della platea che potrà usufruire del reddito di cittadinanza. Quando il ministro Luigi Di Maio è uscito con la sparata delle tessere già in stampa, ha parlato di 5,5/6 milioni di persone che beneficeranno del provvedimento. Peccato che secondo l' Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) solo il 25-30% di questi è realmente in grado di lavorare. La missione della Lega, in questi giorni, è proprio quella di evitare che i 15 miliardi contenuti nella manovra finiscano a persone che nella vita non potranno mai lavorare (e che comunque andranno aiutate in maniera diversa) e fare in modo che il reddito di cittadinanza non si trasformi in una sorta di vitalizio di Stato. Proprio da questa rimodulazione del provvedimento, infine, il governo potrebbe tagliare quei miliardi che consentirebbero al premier Conte di portare a casa dalla Ue la non attuazione della procedura di infrazione sui conti. Proprio come chiesto dalle imprese nel vertice domenicale con Matteo Salvini. Come fare? Affidando la pratica ai Comuni. E la Lega su questo è già avanti, visto che da due anni sta sperimentando, con successo, questa misura nel Comune di Novara. IL MODELLO NOVARA Nel capoluogo piemontese il sindaco leghista Alessandro Canelli ha studiato un sistema tramite il quale il Comune dà 600 euro mensili ad alcuni disoccupati che si impegnano a lavorare part-time per il Municipio. «Cosa fanno? Piccoli lavori: aggiustare il porfido nelle strade, le panchine danneggiate, spazzare le foglie, rifinire il taglio dell' erba e cose di questo genere», spiega Canelli, «e la misura funziona. Il primo anno erano una ventina di persone; nel 2018 le abbiamo raddoppiate. In questo modo si dà una mano a chi ha bisogno, ma senza fare assistenzialismo». La delibera comunale prevede fasce d' intervento: disoccupati italiani (divisi anche per età e condizione sociale), disoccupati in possesso di invalidità e anche disoccupati stranieri in possesso di regolari documenti. «I servizi sociali, poi, fanno una graduatoria e i beneficiari vengono inseriti in squadre organizzate». Per Canelli «si tratta di un provvedimento utile perché non elargisce soldi a pioggia a fronte di una promessa generica di cercare un impiego, ma fornisce un servizio concreto alla città. È una misura che ha un' impostazione a metà tra il sociale e il keynesiano, nel senso che si investono soldi pubblici su persone che "restituiscono" con il lavoro». Per questo provvedimento s investono circa 320 mila euro «in parte si tratta di risorse regionali - spiega Canelli - e in parte pesca nelle risorse che arrivano al Comune per la gestione dei migranti». Un modello, quello novarese di Canelli che, con gli aggiustamenti del caso, potrebbe diventare il prototipo del reddito di cittadinanza del governo gialloverde. Ora non resta che convincere Di Maio e i suoi. Anche se ieri, intervistato da Simona Arrigoni su 7Gold, il ministro alla Cultura, il grillino Alberto Bonisoli ha ammesso che la misura «si farà coi tempi necessari a farlo partire». Come a dire, facciamo presto, ma non c' è fretta. di Fabio Rubini