Claudio Borghi e gli "scappati di casa": così il leghista demolisce Luigi Di Maio e i grillini
Gli onorevoli della Lega per ora non escono allo scoperto, ma la linea è chiara: no, secco, al taglio dello stipendio dei parlamentari annunciato in pompa magni dai loro "alleati" grillini, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Unico a rompere il silenzio parlando con i giornali è Claudio Borghi, economista e presidente della Commissione Bilancio e molto vicino a Matteo Salvini (che a botta calda aveva già sgonfiato lo spottone M5s parlando di "altre priorità"): "Io c'ero quando si scriveva il contratto di governo. E in quel contratto tra Lega e M5S, il taglio degli stipendi dei parlamentari semplicemente non c'è", spiega Borghi a Repubblica. "Di Maio vada a riprendersi il capitolo 26: si parla di tagliare i costi della politica e delle istituzioni, eliminando gli eccessi e i privilegi con esplicito riferimento a vitalizi, autoblu, aerei di Stato, ma non alle indennità di deputati e senatori. E sa perché? Perché sul punto non c'era accordo e si è deciso di accantonarlo". Leggi anche: "Altre priorità". Di Battista torna a parlare e Salvini lo zittisce subito Non si tratta solo di privilegi, secondo Borghi: "Le indennità servono a garantire, ad attrarre competenze. È ovvio che se io prendo uno scappato di casa e lo candido, il nostro stipendio può sembrare stellare: per un disoccupato è tantissimo, mi rendo conto. Ma le Camere scrivono le leggi, decidono il destino del Paese: se noi vogliamo le eccellenze dobbiamo pagarle". Poi Borghi rispolvera un vecchio cavallo di battaglia berlusconiano: "Bisognerebbe candidare cittadini non affamati perché più si ha fame più si rischia di restare vittima di offerte improprie: pre o post ruolo che si ricopre. Quel che interessa alla gente è avere parlamentari che lavorano nel loro interesse, non quanto guadagnano".