Caso Diciotti: "Qui è guerra con Malta!"
Palermo, 5 gen. (AdnKronos)(di Elvira Terranova) - Dal momento del salvataggio dei 190 migranti sulla Nave Diciotti, lo scorso 15 agosto, al momento in cui "la nave ha ormeggiato nel porto di Catania", lo scorso 20 agosto, viene esclusa "l'astratta ipotizzabilità del sequestro di persona" a carico del ministro dell'Interno Matteo Salvini. Non solo. Esclusa anche "l'esistenza di qualsiasi altra possibile condotta criminosa anche solo iniziata, in quel lasso di tempo, dal ministro o da altri organi della Pubblica amministrazione". Ecco, per la prima volta nero su bianco, secondo gli atti del tribunale dei ministri in possesso dell'Adnkronos, quanto scritto dal Tribunale dei ministri di Palermo nel provvedimento inviato a ottobre ai colleghi del Tribunale dei ministri di Catania per "incompetenza territoriale". Nei prossimi giorni scadrà il termine per i giudici catanesi, che entro metà mese dovranno decidere se procedere contro il vicepremier leghista o archiviare il procedimento. Dal provvedimento del Tribunale dei ministri, Presidente estensore Fabio Pilato, emerge il duro botta e risposta tra l'Italia e Malta per il soccorso dei migranti, tra cui molte donne e numerosi bambini. "Qui è guerra con Malta!", si lascia scappare, in uno degli interminabili scambi audio e whatsapp, un uomo della Guardia costiera. Una frase finita anche nel provvedimento, di cui l'Adnkronos è in possesso. Nelle sessanta pagine, il Presidente del Tribunale dei ministri, Fabio Pilato, fa una lunga disamina giuridica dell'episodio che la scorsa estate aveva creato numerose polemiche politiche. L'inchiesta era stata avviata dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio che aveva indagato il vicepremier e leader della Lega per sequestro aggravato di persona, sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale per non aver fatto scendere subito i migranti a bordo della nave Diciotti. Poi gli ultimi tre reati erano decaduti e restava solo il sequestro aggravato di persona. Gli atti erano così stati mandati alla procura di Palermo che li aveva girati, per il giudizio definitivo, al tribunale dei ministri presieduto da Fabio Pilato. Ma prima dei 90 giorni previsti, il Tribunale dei Ministri, a sopresa, si è 'spogliato' del fascicolo inviandolo ai colleghi di Catania. Così la palla era passata da Palermo a Catania. Dove il Tribunale dei ministri sta ancora lavorando sul fascicolo.