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Luigi Di Maio è ubriaco d'acqua: vuole statalizzare i rubinetti

Cristina Agostini
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Ricominciare dall'inizio. In particolare da uno temi fondativi del Movimento Cinque Stelle: l'acqua come bene pubblico. Battaglia attorno a cui nelle città si formano i primi meet-up e si lottò per quel referendum che premiò questa idea. Era il 2011. Poi cominciò la scalata ai Comuni e al Parlamento. E allora, in un momento in cui il M5S soffre una crisi di consenso, con malumori tra i parlamentari e soprattutto nella base, l' idea dei vertici grillini è di puntare sull'acqua come cavallo di battaglia della ripartenza. Peraltro si tratta di un argomento che sta particolarmente a cuore a Roberto Fico, il quale siede nello scranno più alto di Montecitorio e dunque può aiutarne il percorso. L'idea dei vertici grillini è di trasformarlo nella risposta a quel decreto Sicurezza così mal digerito dai pentastellati, fuori e dentro il Palazzo. Luigi Di Maio ne ha parlato con Alessandro Di Battista nel buen retiro trentino. E ha trovato, come era prevedibile, il via libera del "fratello". Insieme alla battaglia sui tagli agli stipendi dei parlamentari, un altro classico, sarà quella sull' acqua l' arma dei Cinque Stelle per il 2019, la rampa di lancio verso le elezioni europee. Leggi anche: "Uno scontro durissimo". Retroscena-bomba su Salvini e Di Maio: loro... LA PROPOSTA - Lo strumento c' è già, del resto, ed è a buon punto. Si tratta della proposta di legge di cui è prima firmataria Federica Daga e sottoscritta da tutto il gruppo del M5S alla Camera dei deputati. «Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque» è l' intestazione dell' atto parlamentare protocollato con il numero 52. Il 25 ottobre il testo è stato incardinato nella commissione Ambiente di Montecitorio in sede referente. Ha cominciato l' esame e il consiglio di presidenza dei gruppi lo ha giudicato degno di una «procedura d' urgenza». Significa che si avvarrà di una corsia preferenziale, in modo tale che arrivi in Aula in tempi ragionevoli. La road map punta ai primi mesi di quest' anno. Di sicuro prima delle Europee. Poi bisogna vedere se la Lega accetta di approvarlo. Ma nel contratto di governo effettivamente si parla dell' argomento, per quanto in modo generico (come per tutti temi). Ma cosa dice esattamente? Innanzitutto parte dai principi generali, definendo, nella relazione introduttiva, «l' acqua come bene pubblico». L'obiettivo è dichiarato fin dall'inizio: «Riportarne la gestione e distribuzione esclusivamente nelle mani del pubblico». Si ripercorrono tutti gli argomenti del referendum 2011. «I beni comuni come l' acqua, il territorio, l' energia e i rifiuti e servizi pubblici essenziali appartengono alla comunità e non possono in alcun modo essere sottratti alla stessa». Si ricorda come molte zone del Paese, in estate, rimangono senza acqua. O gli eventi tragici legati al dissesto idrogeologico. «Insomma appare evidente che il sistema ha fallito e che le politiche di privatizzazione hanno prodotto il disastro. Per questo è necessario invertire la rotta». All' articolo 1 della legge si indicano le finalità generali: «Favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell' acqua». Al 3, invece, si cominciano a mettere i paletti: «È vietato sottoscrivere accordi di liberalizzazione che non garantiscano la piena realizzazione del diritto umano all' acqua». All' articolo 4 si stabilisce poi che per «ogni distretto idrografico» è istituita «un' autorità di distretto, con compiti di coordinamento fra gli enti territoriali e locali». È questa autorità che «definisce il piano di gestione sulla base del bilancio idrico e gli strumenti di pianificazione concernenti la gestione dell' acqua». Per ogni bacino è poi creato «un consiglio di bacino, di cui fanno parte province, comuni e comunità montane». È questo organismo che «provvede alla definizione e all' approvazione del piano di ambito o di bacino e alla modulazione della tariffa per gli usi idropotabili e per gli usi produttivi e delle concessioni di prelievo». ARTICOLO NOVE - L' articolo 9 mette in chiaro che quello idrico è «un servizio pubblico locale di interesse generale (ma non economico) e non destinato ad essere collocato sul mercato in regime di concorrenza». Al comma 2 si precisa che non devono esserci «fini lucrativi» e deve avvenire secondo modelli di «gestione pubblica». Se poi, come probabile, dovessero esserci dei costi superiori a quanto deciso dell' autorità del bacino, il tutto «è finanziato attraverso meccanismi di fiscalità generale». Conclusione, «la gestione e l' erogazione del servizio idrico non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente a enti di diritto pubblico». Finora non c' è stata un' opposizione netta delle minoranze. Sia Fi che Pd hanno solo chiesto audizioni per approfondire il dossier. Ma la procedura d' urgenza ha tempi definiti. La Lega in commissione ha fatto notare che in Italia ci sono sistemi molto diversi di cui tener conto. Ma nessuno ha espresso pareri contrari. Resta da capire cosa farà la Lega, una volta che il progetto arriverà in Aula. Ma è probabile che Salvini non faccia le barricate, anche perché, nella realizzazione concreta, ci vorrà molto tempo. di Elisa Calessi

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