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Giuseppe Conte e Matteo Salvini, il retroscena: al Consiglio dei ministri non si incrociano nemmeno

Cristina Agostini
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Matteo Salvini e Giuseppe Conte, nel Consiglio dei ministri che doveva essere fondamentale, non si sono nemmeno incrociati. Il vicepremier leghista è arrivato con un'ora e mezzo di ritardo quando il presidente del Consiglio era già andato via da trenta minuti. Pare per impegni privati, dicono nello staff di Conte secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Ma è quantomeno sospetto che il ministro dell'Interno che dell'autonomia ha fatto una bandiera e il premier che dovrebbe mediare sulla questione non si siano neanche visti. E tra i fedelissimi di Salvini c'è molta delusione perché speravano che Conte si assumesse l'impegno di trovare una mediazione e di trattare con le Regioni sui "nodi" da sciogliere. Leggi anche: "Basta Di Maio", la Lega assedia Salvini? E lui umilia Fini E' quindi Salvini all'uscita da Palazzo Chigi ad annunciare che "serve un vertice politico" mentre i leghisti evitano di parlare per non spargere benzina sul fuoco nel braccio di ferro con i Cinque Stelle: "Ci vorrà tempo, le questioni sono del tutto nuove. Ma sull' autonomia indietro non si torna". In realtà la tensione rischia di salire perché il Carroccio vuole che il testo venga votato in Parlamento così come esce dal Cdm, senza emendamenti, mentre il M5s ha già scritto in un report interno che il testo deve essere discusso, modificato e poi votato. La Lega poi ha fretta ma anche in questo caso Luigi Di Maio frena: "Prima delle Europee non ci sarà alcuna legge". Insomma, dopo la Tav, ora è la questione autonomia a spaccare il governo. La Lega vuole una quota dei tributi alle Regioni, il M5s prevede una valanga di ricorsi alla consulta, teme l'incostituzionalità e soprattutto è convinto che l'autonomia non vedrà mai la luce. E in questo scenario Conte ha deciso di sfilarsi. Sulla Tav e sull'autonomia vige ormai il diktat: "Niente legge prima delle Europee".

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