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Matteo Salvini, il retroscena: ecco il suo piano per un nuovo centrodestra

Cristina Agostini
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In molti in questi giorni hanno finto di non comprendere le parole di Matteo Salvini sul futuro del centrodestra e si sono affrettati a spiegare ai loro accoliti che il leader del Carroccio avrebbe detto «mai più al governo con il centrodestra» e non come realmente accaduto, «mai più con il "vecchio" centrodestra». Ed è proprio quell'aggettivo omesso (di proposito) a fare tutta la differenza del mondo. Quello che ha in mente Salvini è chiaro e limpido: posto che quella con i Cinquestelle è un' alleanza tattica, e come tale destinata a finire appena i contraenti (o uno di essi) del contratto di governo avranno raggiunto il loro scopo, Matteo sta già lavorando ad una nuova alleanza di centrodestra, ma con uno schema completamente diverso rispetto a quello che per vent' anni abbiamo conosciuto. Il motivo di questo cambiamento è evidente: nella vecchia formazione la Lega ha sempre avuto un ruolo di subalternità rispetto agli alleati (principalmente Forza Italia e Alleanza nazionale prima e Pdl poi). Leggi anche: "Sull'autonomia potete anche parlare ma poi...". Di Maio, ordine segreto ai suoi: l'ultima porcata NUOVI EQUILIBRI - In questi anni però la situazione si è completamente ribaltata: la Lega vola nei sondaggi oltre il 30%, Forza Italia fatica a sfiorare il 10 e Fratelli d' Italia si attesta attorno al 4-5%. Ovvio che davanti a questi numeri Salvini non possa far finta di nulla. Così il nuovo modello di centrodestra nascerà a trazione leghista. Sarà il Carroccio, insomma, a fare da banco, distribuire le carte e decidere il gioco, con Forza Italia e FdI in posizione di subalternità. Sarà possibile realizzare questo schema? Sì, anche perché esiste già e si è concretizzato negli anni in due regioni chiave per il centrodestra: Lombardia e Veneto. La prima è stata per diciotto lunghi anni regno incontrastato di Forza Italia e di Roberto Formigoni, il dominus che ha fatto il bello e cattivo tempo senza quasi essere disturbato dagli alleati, che davanti allo strapotere azzurro si sono sempre accodati senza grandi problemi. Poi la ruota ha iniziato a girare e prima con la legislatura di Roberto Maroni, ma soprattutto con quella attuale di Attilio Fontana, il modello del centrodestra idealizzato da Salvini si è concretizzato. Ecco i numeri: oggi in Lombardia Forza Italia può contare su un gruppo formato da 13 elementi; la Lega ne conta 29 (30 con il consigliere della civica del governatore), più del doppio. E infatti mai come in questo anno su tutte le partite chiave della Regione, a partire dalla Sanità, gli azzurri hanno "digerito" le scelte del Carroccio. Ancora più clamoroso il caso Veneto: qui Forza Italia in Consiglio è passata da due a zero consiglieri, mentre la Lega ne conta 12. QUESTIONE DI FACCE - Nei piani di Salvini c'è poi un deciso ricambio generazionale che, nel limite del possibile, dovrà coinvolgere tutti i partiti della coalizione, o meglio, uno, Forza Italia, perché in Fratelli d' Italia ci ha già pensato Giorgia Meloni a dare una bella spolverata. E i risultati lusinghieri delle ultime tornate regionali le hanno dato ragione. Questo punto, però, rischia di essere anche la spina nel fianco di questo progetto. Tra molti azzurri, infatti, questo passaggio non rimane particolarmente gradito. Non tutti però sono negativi. Alcuni, come la Donazzan in Veneto o la Sardone in Lombardia (una macchina da preferenze capace di passare dal consiglio di quartiere a quello regionale nonostante l' avversione del suo stesso partito), hanno preferito uscirsene da una Fi incapace di rinnovarsi. Altri, come il governatore ligure Giovanni Toti, stanno combattendo una battaglia dall'interno. Battaglia che potrebbe deflagrare dopo il voto europeo. O Forza Italia cambia o si va a schiantare. Salvini lo sa. Per questo è lì, in attesa, pronto a raccogliere il testimone del Cav alla guida di uno schieramento sempre ancorato al centrodestra, ma con logiche e programmi completamente nuove. di Fabio Rubini

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