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Renato Mannheimer, M5s vicino alla soglia psicologica del 20 per cento. E il Pd cresce

Cristina Agostini
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A un anno esatto dalle ultime politiche e dalla formazione del nuovo governo giallo-verde lo scenario, i rapporti di forza tra Lega e Movimento 5 stelle sono completamente cambiati. "Anzitutto perché nel corso di quest'anno, ma specialmente negli ultimi mesi, è fortemente declinato il consenso per il M5s. Che è stato il grande vincitore delle elezioni dell'anno scorso. Ottenne quasi il 33%, un terzo di tutti i voti espressi, con un particolare successo nelle regioni meridionali", ricorda Renato Mannheimer su il Giornale: i grillini avevano ottenuto un largo consenso "determinato perlopiù dall'insoddisfazione diffusa, dalla protesta", "dalla voglia di novità". Ma poi l'esperienza di governo "ha in buona parte deluso le aspettative", tanto che "secondo i sondaggi, il seguito elettorale del M5s è andato progressivamente calando. Già in autunno era sceso sotto il 30%, per collocarsi oggi al 21% (il dato più recente è di Ipsos, ma anche le rilevazioni di diversi altri istituti, compresa EumetraMR, confermano questo trend e si avvicinano a questo dato), dunque pericolosamente vicino alla soglia psicologica del 20 per cento". Un andamento, continua Mannheimer "confermato dai disastrosi (per il M5s) risultati delle recenti consultazioni regionali in Abruzzo e, specialmente in Sardegna (ove i grillini sono scesi sotto il 10%). Questo declino è stato indubbiamente favorito dall' assenza di un personaggio popolare come Grillo e dalla debolezza dello stile di leadership di Di Maio". Mentre è proprio "la capacità di leadership che, in questi dodici mesi, ha premiato Salvini. Che, a fronte del 17% ottenuto il 4 marzo", ora è "addirittura attorno al 36%". "Il vero sconfitto delle elezioni del 4 marzo è stato certamente il Pd, che è sceso in quella occasione sino a sotto il 19%" conclude il sondaggista. Ora supera di poco il 16. Ma bisogna anche dire che "è in atto nelle ultime settimane una risalita", dovuta "ai pentiti del M5s, che farebbero assestare oggi il Pd tra il 18 e il 19%, un dato simile, dunque, a quello ottenuto alle politiche dell' nno scorso. Molto dipende ora", dopo le primarie dalla "capacità del nuovo segretario di proporre e comunicare una prospettiva politica attraente per gli elettori".

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