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Pd alla guerra delle tessere: veleni, accuse e ricorsi. "Renzi è già in vantaggio"

Gianni Cuperlo e Matteo Renzi

Giulio Bucchi
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Le primarie per la segreteria del Partito democratico sono sempre più, come scrive Giampaolo Pansa su Libero, un gioco di tessere tra califfi. Veleni, tesseramenti sospetti e gonfiati grazie all'adesione di cittadini albanesi, "razzismo sugli extracomunitari" (la denuncia viene dal Pdl, fonte Maurizio Gasparri). E naturalmente calcoli sottili, visto che tra poco si tireranno le somme. E i due concorrenti favoriti, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, già tirano l'acqua al proprio mulino. A votazioni quasi utlimate (domenica ha chiuso Bari, il 10 novembre partirà Caserta), a turno i duellanti dichiarano la propria vittoria. Lo staff di Cuperlo sosteneva che l'uomo di D'Alema era in testa per 49 segretari provinciali a 25, mentre per il rottamatore è esattamente il contrario: dalle stime più prudenti (50 a 50) si passa a un largo 45 a 41, anche contando i candidati "unitari" che però al momento della scelta del segretario nazionale si schiereranno dall'una o dall'altra parte.  Le accuse sulle tessere - I veleni, come detto, non mancano: dopo lo scandalo dei tesseramenti "gonfiati" ad Asti e le polemiche di Caserta, a Cosenza i renziani scrivono al segretario Epifani: "Ti chiediamo di intervenire perché si ristabilisca la legalità statutaria". Ancora più grave la denuncia dell'eurodeputato Andrea Cozzolino, da Napoli: "Sono andato al circolo del Vomero per votare, mi hanno detto che l'elezione era già chiusa. Strano, la settimana scorsa le operazioni si erano bloccate, poi mi avevano detto che, verosimilmente, si sarebbe potuto votare sette giorni dopo...". E a Piacenza sono i bersaniani sul piede di guerra, con Paola De Micheli e il vicesindaco Francesco Cacciatore che hanno fatto ricorso al partito contro il boom di iscrizioni, passate da 900 a 2.000 in pochi giorni. Un tale entusiasmo non convince nessuno.

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