Cerca
Cerca
+

"Non saremo giustizieri": parlano gioiellieri, tabaccai e benzinai

Legittima difesa

AdnKronos
  • a
  • a
  • a

Roma, 5 mar. (AdnKronos) - di Cristina ArmeniGioiellieri, tabaccai e benzinai sebbene siano tra le categorie di commercianti più esposte ad attacchi criminali, subendo furti e rapine anche reiteratamente, sono contrari a trasformarsi in "giustizieri" e a impugnare la pistola. Invocano piuttosto, maggiore sicurezza da parte delle istituzioni e chiedono inasprimento e certezza delle pene verso i malviventi che vengono assicurati alla giustizia. E' quanto emerge da un'inchiesta dell'AdnKronos, svolta in occasione dell'avvio della discussione alla Camera del disegno di legge sulla legittima difesa, fortemente voluto dalla Lega e che, secondo quanto prevede il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, sarà legge entro marzo. Numerosi sono gli episodi in cui i gioiellieri sono rimasti vittime ma a differenza di altri, si sentono un po' più sicuri in quanto protetti da porte blindate e telecamere "deterrenti per il malvivente che magari può aver paura di vedersi bloccata la via di fuga". "Siamo contrari, in linea di massima, ad armarci: vogliamo evitare il Far West". E' quanto sostiene all'AdnKronos Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi- Confcommercio. "Con una pistola puntata contro può capitare che si reagisca in preda all'emotività, all'ansia, - prosegue Tranquilli - come capitò al gioielliere Carlo Barducci di Firenze che venne ucciso durante un tentativo di rapina nel suo negozio di via Strozzi il 20 dicembre 1992". Questo non vuol dire che non siano oggetto di rapine ma è cambiata la modalità rispetto a una volta. Oggi gli assalti alle gioiellerie vengono effettuati da veri e propri commandi di 6, 8 rapinatori a volto coperto, a bordo di furgoni racconta Tranquilli e quindi i gioiellieri sentono la necessità di "un inasprimento e della certezza delle pene", cosa peraltro prevista dal nuovo disegno di legge. Una posizione quella della Federpreziosi che rispecchia quella di Confcommercio a livello generale. "La morte di una persona, qualunque sia la colpa, è una tragedia. Magari l'esasperazione e l'emotività possono portare a compiere gesti che mai avremmo voluto compiere" afferma Anna Lapini, componente di giunta e incaricata per la legalità e la sicurezza di Confcommercio. "Può accadere che dopo la persona non è più la stessa e magari è costretta a chiudere la propria attività, sia per una questione morale e anche perché non può sostenere le spese legali qualora debba subire un processo". "Allo Stato noi chiediamo di garantire la sicurezza - aggiunge Lapini - ma dove questo non avviene è chiaro che deve contribuire ad aiutare gli imprenditori alle spese legali e in questo senso, la nostra richiesta formulata nel corso di un'audizione parlamentare, è stata accolta. Una norma che potrà permettere alle aziende di continuare a lavorare perché le statistiche ci dicono che il 95% di chi si trova in tali condizione chiude" afferma la rappresentante dei commercianti. Tabaccai e benzinai avanzano richieste simili sul minor uso del contante nei loro esercizi per aumentare la sicurezza. "Noi chiediamo la diminuzione e, se possibile, l'azzeramento del contante ma per ottenere ciò dovrebbero diminuire le commissioni sulle carte e i costi dei Pos", lamenta Paolo Uniti, segretario generale di Figisc Confcommercio- in Italia il 50-60% dei clienti dei distributori di carburanti pagano in contanti mentre nel resto d'Europa chi paga con il bancomat è il 90%". Molte stazioni di servizio hanno le colonnine del self service blindate, che assomigliano a dei fortini ma i benzinai sono molto esposti ai furti e alle rapine, "soprattutto la sera quando il gestore va a scaricare l'incasso, addirittura si sono verificati casi nei quali viene inseguito fino a casa o viene pedinato durante il percorso dalla pompa a casa" racconta Uniti. Nelle tabaccherie "circolano ancora molti, troppi, contanti" sottolinea Giovanni Risso, presidente FIT-Confcommercio ma servirebbe "da parte del governo un occhio di riguardo su questo aspetto, per abbassare le commissioni sulle carte che gli esercenti devono pagare". Tutti comunque dichiarano la propria contrarietà "ad armarsi, non è sicuro né per noi né per i clienti". Anche Maurizio Invigorito, il tabaccaio di Afragola, che ha subito 12 rapine in tre anni, ribadisce la sua posizione: "sono un obiettore di coscienza non potrei mai avere il coraggio di sparare, non avrò mai un'arma - sostiene Invigorito - altrimenti mi sarei arruolato nelle forze dell'ordine". "Noi diciamo no all'autodifesa. - chiosa Anna Lapini - Solo il 10% di chi ha un'attività commerciale possiede un'arma e si riduce la quota di chi è propenso a dotarsene in futuro" riferisce Lapini citando una recente indagine condotta da Gfk per la Confcommercio da cui emerge inoltre che il 92% dei negozianti è favorevole all'inasprimento delle pene.

Dai blog